Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:38 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. SCHEMATICS
  2. ONE SHOT, ONE KILL
  3. INSTITUTIONS OF DECEIT
  4. ABANDON ALL HOPE
  5. FORCED ELIMINATION
  6. STOP AT NOTHING
  7. ONSLAUGHT OF MALICE
  8. VENGEANCE UNLEASHED

Line up

  • John Gallager: guitars. vocals
  • Sean Beasley: bass
  • Vince Matthews: vocals
  • Mike Kimball: guitars
  • Erik Sayenga: drums

Voto medio utenti

Fermi tutti. Siamo di fronte al ritorno di una delle band più valide ed ispirate dell'intero panorama estremo, non solo americano ma mondiale. I Dying Fetus tornano tra noi sfoderando una formazione fortemente rinnovata, che ha saputo brillantemente sopperire a defezioni importanti (tra tutte cito l'uscita del gruppo da parte del pluriosannato mostro a sei braccia Kevin Talley) con delle aggiunte assolutamente all'altezza e con il rientro del formidabile Erik Sayenga dietro le pelli. Quest'ultimo, che ricordo aveva già fatto parte del gruppo ai tempi del lancio di "Purification Through Violence", si dimostra essere un'autentica macchina schiaccia sassi, capace di sopperire ad una appena percettibile lentezza nelle esecuzioni dei tempi grind con indovinati cambi di tempo e rullate potenti, pulite e precise. Per quello che riguarda le canzoni in realtà non c'è troppo da dire, anche questa volta l'album è stato composto praticamente solo dal deux ex machina John Gallager, e di conseguenza appare come una naturale evoluzione del precedente "Destroy The Opposition": non mancano quindi le caratteristiche sfuriate condite da elementi di sapore hardcore (specie in alcuni passaggi vocali) e da qualche riffettino in stile Morbid Angel., che si alternano a passaggi più cadenzati, tecnicamente più articolati ma sempre dal peso specifico musicale altissimo. Di conseguenza possiamo goderci perle quali la devastante "Instituctions Of Deceit", che parte sparata ed esaltante per rallentare decisamente verso la fine, o la successiva "Abandon Of Hope", che, nascosto tra aberranti macellazioni sonore, mostra un riff mostruosamente abrasivo all'altezza del ritornello, capace di stamparsi nella mente al primo ascolto. Dalla loro i Dying Fetus hanno anche la capacità di comporre canzoni che incorporano caratteristiche che permettono di identificare e riconoscere abbastanza facilmente il gruppo, e questo è un pregio non troppo diffuso nel panorama di un certo tipo di metal estremo. Quindi in definitiva il consiglio finale non può essere che uno: comprate "Stop At Nothing" ad occhi chiusi, non ve ne pentirete assolutamente!!!
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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