Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:44 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE GREY MASSACRE
  2. ALTRUISTIC SUICIDE
  3. MEN DOWN
  4. AFTERBURNER
  5. PRESAGE OF THE MINDLESS
  6. INTO SUBMISSION
  7. THE RIOT CROSSFIRE
  8. FLESH OF THE SERVANT

Line up

  • Aad Kloosterwaard: vocals
  • Alex Paul: guitars
  • Bas Van Den Bogaard: bass
  • Paul Beltman: drums

Voto medio utenti

Il ritorno dei Sinister, alfieri della scuola europea, è una vera e propria manna dal cielo per gli amanti del Death Metal, di quello con le iniziali maiuscole. La storica band olandese, attiva sin dagli inizi degli anni ’90, si era sciolta, dopo un paio di album non proprio all’altezza, album che forse oltre ad un songwriting non eccelso, avevano un punto debole nella vocalist femminile Rachel. Non che Rachel non cantasse bene, ma il Death Metal è un gioco per maschi, per maschi misogini per giunta, per chi ha le palle e il testosterone.
I nuovi Sinister rinnovano la line-up che pur mantiene i due storici componenti Aad, che da batterista passa alle vocals (con risultati eccelsi direi), e Alex, che dal basso passa alle chitarre, e vi aggiunge Bas, al basso, e Paul dietro le pelli.
Il nuovo “Afterburner” fa dannatamente sul serio, riportando la brutalità e la violenza sonora ai livelli di “Aggressive Measures”, l’ultimo album degno di nota della band, ma non dimenticando certi episodi più oscuri che sembrano tratti da “Hate”, forse apice massimo dei brutalsters olandesi.
La produzione è potente, ma non cristallina, mantenendo suoni abbastanza grezzi e taglienti, così la batteria è davvero blasting, la chitarra è affilata come un rasoio e il growling di Aad è basso e profondo come l’inferno.
Le otto tracce sono giuste, il trittico iniziale formato da “The Grey Massacre”, “Altruistic Suicide” e “Men Down” fa terra bruciata, brutali, pesanti, con rallentamenti violenti e accelerazioni devastanti, mostrano il meglio della scuola death metal europea, quale risultato dell’ibridazione dei patterns più brutali americani e della melodia più classica del vecchio continente. Quello che però fa la differenza sono i pezzi più lenti e doomy, con melodie oscure e struttura più articolata, come “Presage Of the Mindless”, song della durata di oltre sette minuti, e la conclusiva “Flesh Of The Servant”, anch’essa oltre i sette minuti e ricca di variazioni, con arpeggi sinistri e dal flavour apocalittico.
“Afterburner” segna il ritorno di chi il Death Metal ce l’ha nel sangue, di chi ne sa menadito le vie della distruzione, di chi le ha precorse fino in fondo. Non è certamente il migliore dei dischi possibili, ma è di sicuro quanto di meglio si possa trovare oggi in giro. 100% Pure Fucking Blasting Brutal Death Metal.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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