Copertina 6

Info

Anno di uscita:2006
Durata:63 min.
Etichetta:Aftermath
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. DREAMSECTORY
  2. CIRCOS
  3. NIHIL
  4. SADIM
  5. ABSINTHE
  6. 51% DEAD
  7. PROMISED LIGHT
  8. STONE AND MAGMA
  9. US

Line up

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Prendo lo spunto per iniziare questa recensione dalla frase finale del foglietto informativo che accompagna quest'album: "potrebbe essere una sfida l'ascolto, ma ne vale sia il tempo speso che lo sforzo". Purtroppo mentre la premessa della frase è sicuramente veritiera, la conclusione non risponde certo alle aspettative che una tale definizione aveva generato. "Telluric Manifesto" è il terzo lavoro dei cileni Poema Arcanus, il secondo pubblicato dalla norvegese Aftermath. Le coordinate stilistiche sono rimaste le stesse del precedente "Iconoclast", e senza un vero e proprio salto di qualità anche il risultato finale non può essere più di tanto diverso. L'impressione quindi è, ancora una volta, quella di un album ben scritto e suonato, ma che manca assolutamente di incisività. Troppa carne è buttata al fuoco in questi oltre sessanta minuti di musica liquida e dilatata... un minutaggio che sicuramente non aiuterà durante i primi, difficili ascolti. Dove il doom metal incontra il death, qualche sprazzo di elettronica, lunghissime parti strumentali, una manciata di divagazioni progressive e l'impenetrabile cantato, tanto banale quando si sposta sul growling tanto difficile da digerire quando tenta di scimmiottare le bassissime tonalità di Fernando Ribeiro dei Moonspell. La scelta di puntare molto sulla melodia ha reso ancora più complicata l'assimilazione di pezzi che ora vivono di continui cambiamenti apportati senza soluzione di continuità, in un unico pastone che sarà dura mandare giù senza mostrare come minimo un pò di disappunto. Insomma, "Telluric Manifesto" eredita pienamente i difetti del predecessore, e c'è da chiedersi se sarà in grado di far guadagnare qualche fan in più al combo cileno e se lascerà inalterato il nucleo duro dei sostenitori di questa stranissima band. Se solo riuscissero a mettere più a fuoco le loro idee e a eliminare il superfluo, probabilmente saremmo qui a parlare di tutt'altro risultato.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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