Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:49 min.
Etichetta:Street Symphonies Records / Burning Minds Music Group

Tracklist

  1. CURSED
  2. ONE STEP AWAY
  3. ENDLESS QUEST
  4. WHAT IT TAKES (FEAT. STEFANO ZENI)
  5. NUKETOWN
  6. DAY BY DAY
  7. HERO
  8. LOST IN THE DARK
  9. GOODBYE (DUET WITH DAVIDE “DAVE ROX” BARBIERI)
  10. TAKE ANOTHER SHOT
  11. PRISONER
  12. GOODBYE (ACOUSTIC VERSION FEAT. STEVE DE BIASI – EXCLUSIVE EUROPEAN BONUS TRACK)

Line up

  • Marcello Spera: vocals
  • Cristiano Stefana: guitars
  • Andrew Trabelsi: keyboards
  • Matteo Castelli: bass
  • Matteo Severini: drums, percussions

Voto medio utenti

Avete presente la definizione “crescita artistica”? Sì, bene … ora aggiungeteci “esponenziale” e otterrete l’unico modo per esplicitare l’evoluzione degli Alchemy, già autori qualche anno orsono del promettente “Never too late”.
I miglioramenti dei bresciani rispetto a quel gradevole dischetto sono davvero “impressionanti” e sarebbe interessante capire se per caso i nostri si siano recati in prossimità di un qualche misterioso crocicchio per ricevere (magari in cambio di un prodotto un po’ “svalutato” come l’anima …), da parte di una non meglio precisata entità “superiore”, l’ambito dono della “supremazia musicale”.
Tralasciando improbabili parafrasi di leggendari accordi “soprannaturali”, più pragmaticamente diciamo che per decifrare un’ostentazione di eccellenza del calibro di “Dyadic”, all’evidente maturità espressiva dei protagonisti, si deve addizionare l’imponente sforzo professionale di un’etichetta che sa bene quanto l’hard melodico, per sublimarsi a certi livelli, abbia bisogno di una cura particolare in tutti i settori della realizzazione discografica.
Ed ecco quindi che diventa importante evidenziare l’opera del produttore Pierpaolo "Zorro" Monti, a capitanare un team di lavoro davvero capace e motivato (da Roberto Priori, impegnato in mastering e mixaggio, al rilevante contributo di Davide "Dave Rox" Barbieri, Stefano Zeni e dello special guest Steve De Biasi), in grado di garantire un’accuratezza che coinvolge addirittura i testi, supervisionati dallo scrittore britannico Peter Darley.
Insomma, nulla è lasciato al “caso” (a testimonianza che i tempi dell’appassionata “approssimazione” italica sono definitivamente tramontati …) e il risultato finale ripaga ampiamente tanto impegno, affidando all’apparato cardio-uditivo di tutti gli appassionati del genere un disco avvincente e coinvolgente.
Con un adeguato “supporto”, gli Alchemy sono oggi dunque liberi di sfoggiare con incredibile disinvoltura le loro incrementate qualità compositivo / esecutive ed è sufficiente anche un solo contatto con l’openerCursed” (arpeggio iniziale ad accendere il pathos, ingresso delle tastiere a far da tappeto a un luminoso crescendo armonico che esplode in un ritornello da contagio istantaneo …) per percepire in maniera vivida il valore di “Dyadic”, presagendo di avere a che fare con una vera priorità da chic-rocker.
Sensazione confermata dal tocco pomposo di “One step away”, che si evolve in un’altra gemma melodica, mentre con “Endless quest” i nostri esplorano con efficacia il loro lato più energico e anthemico, per poi abbandonarsi al raffinato e vitale romanticismo di “What it takes”, a cui contribuisce l’ispirata sei corde di Stefano Zeni.
La pulsante impronta ritmica della trascinante “Nuketown” dimostra che si può essere sofisticati pur possedendo “attributi” ben dimensionati e lo stesso si può affermare per la successiva “Day by day”, irrorata da intriganti tastiere e sospinta da gustose spirali vocali.
Hero”, scritta da James Martin, Tom Martin e Nick Workman dei Vega, combina verve e magniloquenza e “Lost in the dark” e “Take another shot” seducono con un’altra dose imponente di radiosa e robusta melodia.
La suggestiva ballata “Goodbye” (cantata in duetto con “Dave Rox” e presente anche come bonus in versione acustica) e l’enfasi vagamente Rainbow-esca di “Prisoner” sono le ultime due scosse di un albo che non esito a definire un altro autentico “fiore all’occhiello” di una scena nazionale sempre più qualificata e concorrenziale, assolutamente all’altezza degli illustri competitor europei e americani. Ah, che goduria …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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