Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2019
Durata:40 min.
Etichetta:Black Lion Records

Tracklist

  1. DEVILUTION
  2. STORM OF PERDITION
  3. SVEPT I SORGEPLäD
  4. NIGHT'S BANE
  5. NON-DREAMING EYE
  6. HER LAST SIGH GOODBYE
  7. THE INSIGNIFICANCE OF MAN
  8. I STILLA VEMOD VANDRA

Line up

  • Johan Brandberg: vocals
  • Robin Mattsson: keyboard
  • Jan Mehle: guitars
  • Mats Helli: bass
  • Daniel Tiger: drums

Voto medio utenti

Avendo il sottoscritto recensito da poco il terzo lavoro degli svedesi Meadows End, quel "Sojourn" uscito in sordina nel 2016 e ristampato l'anno scorso da Black Lions Records, trovarmi a parlare del nuovo "The Grand Antiquation" (ancora Black Lion Records) è stata la cosa più facile del mondo in quanto avevo ancora chiaramente presenti i punti di forza e debolezza dell'ultima release.
Una delle virtù che apprezzo maggiormente in una band, specialmente se sulla scena da parecchi anni (e Johan Brandberg, Jan Dahlberg, Mats Helli & co. hanno superato i due decenni di attività), è quella di saper rifinire, cesellare, correggere, innovare la propria proposta anche restando ben ancorata al genere che ha eletto a proprio campo di gioco.
Ed i Meadows End -ovviamente non certo per fare un favore al sottoscritto, mai mi attribuirei tanta importanza!- hanno eliminato praticamente tutte quelle imperfezioni che mi avevano fatto storcere un po' il naso durante l'ascolto di "Sojourn", realizzando un signor disco.

"The Grand Antiquation", con le sue 8 tracce per 40 minuti scarsi di durata, suona compatto, immediato, convincente già dal primo ascolto; la band -pur mantenendo le sovrastrutture sinfoniche caratterizzanti il loro sound- ne ha ridimensionato l'importanza dando più spazio al lato melodeath della propria proposta musicale.
Largo quindi ad una sezione ritmica mai così potente ed incalzante, a riff aggressivi e taglienti ma soprattutto ad un songwriting di livello superiore.
Il -anzi, "i"- veri valori aggiunti del disco però sono la prova dietro il microfono di Johan Brandberg che srotola un growling potente, profondo e senza cali e l'incredibile prestazione del chitarrista Jan Dahlberg: gli assoli deliziosamente classici dell'opener "Devilution", della potente "Storm of Perdition" e della magnifica "Svept i Sorgepläd" sono da ascoltare e riascoltare.

Così come interessanti sono gli echi del favoloso (ed ovviamente misconosciuto) "Vendetta" dei finnici Celesty che risuonano tra le note di "Non-dreaming eye", tra i suoi duetti tra synth e chitarre affilate.
L'album non soffre di alcun calo, nemmeno quando rallenta durante "The Insignificance of Man" che, grazie all'inserimento di cori femminili che contrastano la durezza del growl risulta inquietante e drammatica.
"The Grand Antiquation" è un disco che merita attenzione e se band come Arch Enemy ed In Flames stanno facendo di tutto per condannare a morte il melodic death metal, sono gruppi come i Meadows End che -con convinzione e passione- tolgono i chiodi dalla bara uno dopo l'altro.

Meadows End - "Svept i sorgepläd"


Recensione a cura di Alessandro Zaina

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