Dal
look da
Rambo del primo disco all’espressione virilmente languida di “
Saints and sinners”,
Kane Roberts aveva già abituato me e tutti i suoi estimatori ai cambiamenti, ma se in passato dal punto di vista musicale si era trattato di una “semplice” evoluzione nell’ambito dei rigidi confini del
metal melodico, stavolta oltre agli aspetti puramente estetici, dobbiamo rilevare anche importanti variazioni stilistiche.
Con la sua
front-cover “apocalittico-futuristica” (che
Kane cede a una tatuatissima fanciulla), “
The new normal” mescola il classico
trademark dell’ex chitarrista di
Alice Cooper con sonorità “attualizzate”, cercando in qualche modo di unire i vecchi
fans con i sostenitori di Shinedown, Foo Fighters e Alter Bridge.
Una scelta apparentemente piuttosto azzardata, che rischia di scontentare entrambe le “fazioni”, a patto che si voglia continuare a immaginare l’ormai esiguo popolo del
rock come un irriducibile e settario manipolo di ottusi.
Sicuro che, per quanto soggetta all’insindacabile giudizio del “gusto personale”, la situazione non sia per nulla quella appena descritta (
ehm, … faccio bene, no?), rimane da valutare la qualità della forma “ibridatitva”, qui per di più arricchita da un numero rilevante di prestigiosi e “variegati” ospiti.
In quest’ottica, l’impressione è che la solerzia nel voler produrre un albo “moderno” e policromo abbia finito per fargli perdere qualcosa in fatto di compattezza espressiva, non sempre adeguatamente sostenuto da un
songwriting all’altezza delle circostanze.
Un innato buongusto per le melodie adescanti e la bella voce di
Roberts attenuano le perplessità e regalano brani abbastanza riusciti come “
King of the world”, "
Who we are”, la melodrammatica “
The lion's share” (scritta con
Lzzy Hale degli Halestorm) e “
Wrong” (leggermente meno efficace, invero …), adatti anche alle
heavy rotation del
radio-rock contemporaneo, mentre ai “nostalgici” sembrano più confacenti “
Forever out of place” e “
Above & beyond”.
Se, infine, la cangiante “
Leave this world behind”, tra ritornello accattivante, pirotecnici
flash chitarristici e un po’ di confusione, ostenta le sembianze di una godibile “incompiuta”, discorso a parte merita “
Beginning of the end”, in cui, anche grazie al contributo contemporaneo di "zio"
Alice (e il pezzo, in qualche modo, può proprio ricordare qualcosa di “
Brutal planet” e “
Dragontown”),
Kip Winger,
Aoyama Hideki (Babymetal) e
Alissa White-Gluz (Arch Enemy), si “sfiora” con sorprendente gradevolezza addirittura il
new-metal.
Pur apprezzando la volontà di
Kane Roberts di sperimentare “nuovi” sentieri sonori (senza peraltro snaturarsi nell’approccio fondamentale alla “materia”), ritengo l’esito artistico di tale proposito al momento non del tutto coeso, ispirato e “a fuoco” … sospeso tra una certa infatuazione e un pizzico di disillusione, non posso comunque esimermi da un caloroso “bentornato”.
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