Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:36 min.
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. AL-AMIN (ANEB JAK VYCAKAT JELITO)
  2. ANALYZA ZAHNEDY
  3. KONEC KONTINENTALNIHO KONTEJNERU
  4. HANICKA - PRIBEH NEBOZACKY
  5. ABU - HASSAN
  6. RAD A TREST
  7. JA SAMARITAN
  8. PADAJI, PISKAJI
  9. TO JE JIZDA BOZINKU
  10. KALI

Line up

  • Humanoid: vocals, guitars
  • Wokis: guitars
  • Freedom: bass
  • Schizoid: drums, backing vocals

Voto medio utenti

Leggendo i ringraziamenti posti nella penultima pagina del libretto di "Order and Punishment", primo album dei praghesi T.O.O.H. (acronimo che sta per The Obliteration Of Humanity), si può ben intuire che le fonti di ispirazione di questa band sono varie e, soprattutto, diversificate: DRI, Napalm Death, Terrorizer (grandissimi!), Lawnmower Death (chi li ricorda? Recuperate i loro dischi!), Agathocles…ma anche Yes(!), Depeche Mode(!!), Nirvana…e ancora addirittura Verdi, Vivaldi, Mozart e Beethoven! Sembra uno scherzo, in effetti probabilmente lo è, ma con un barlume di verità. Quantunque il nome dei T.O.O.H. sia sconosciuto ai più, va rimarcato il fatto che tale band è attiva sul fin dal 1992 e che grazie ad un nutritissimo numero di demo-tapes e cassette autoprodotte si è meritata sul campo il titolo di cult-band del circuito underground europeo. La proposta musicale del quartetto ceko è essenzialmente grindcore abbastanza old-style, con una voce assolutamente allucinata e fuori da qualsiasi canone ordinario (tra l'altro le liriche sono quasi integralmente in lingua madre). Ma ciò che stupisce è sia la perizia strumentale dei nostri e, soprattutto, le improvvise divagazioni sul tema che in un certo qualmodo giustificano i ringraziamenti di cui sopra. Infatti, a brani strutturati tipicamente secondo schemi death/grind, come i primi due, seguono tracce in cui sfuriate brutali sono alternate ad aperture strumentali melodiche davvero spiazzanti, come, ad esempio, nella parte finale di Konec Kontinentalniho Kontejneru (titolo assolutamente impronunciabile!), oppure a stacchi prog-metal ("Rad A Trest"), fino a toccare partiture ritmiche simil-jazz (nell'incipit di Abu - Hassan e nella seconda parte dell'ultimo brano, "Kali"). Insomma, trattasi di un album particolare, certamente non trascendentale, ma comunque meritevole di un ascolto per coloro i quali sono alla ricerca di musica estrema non legata ai soliti clichés.
Recensione a cura di Michele 'Madball' Auriemma

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