Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:48 min.
Etichetta:Fresh Tea Records

Tracklist

  1. HIMMELSKARE
  2. SKELETON KEY, SKELETON HAND
  3. NETHERWORLD TRIUMPHANT PT. I
  4. NETHERWORLD TRIUMPHANT PT. II
  5. WARCHILD
  6. BOARS ON SPEARS
  7. LADDERS TO FIRE

Line up

  • Rick Hagan: drums, vocals
  • Mags Johansen: unknown
  • ‘Arry Gogstad: unknown
  • Matt Hagan: unknown

Voto medio utenti

Stupefacente ritorno per questo supergruppo norvegese che vide la sua genesi quattro anni fa per mano del cantante e batterista Rick Hagan e dell’amico e produttore Chris Tsangarides, purtroppo scomparso a inizio dell’anno passato, che vanta un curriculum oltre ogni aspettativa, e che risulta in questo caso probabilmente il quinto elemento nell’ombra che ha aiutato il quartetto a prendere forma nel sound e nell’estetica. Gli Hex A.D. nascono appunto per mano di questi due musicisti, ma non bisogna nemmeno sottovalutare l’esperienza della line up. Hagan e Age Gogstad si sono per anni fatti le ossa come turnisti di cantanti del calibro di Paul DiAnno, Blaze Bailey, Tim Ripper Owens, e anche gli altri due elementi, l’ex MirrorFall Mags Johanson e il fratello di Hagan, Matt, dimostrano una preparazione superiore rispetto alla maggior parte dei colleghi. Non è molto chiara la spartizione dei compiti in questa band, e si può dire che Hagan sia un po’ il regista principale che commissiona agli altri tutto il resto. Già all’attivo con due buoni lavori (“Even The Savage Will See Fair Play” nel 2014 e “The Last Laid In The Coffin Lid” due anni dopo), questo nuovo disco propone una band in stato di grazia, e lascia mozzafiato. La band stessa non ama etichettarsi troppo, ma sta di fatto che il termine da loro suggerito come doom/progressive calzi a pennello. Infatti ci si trova davanti una band che fonde alla perfezione e con grazia i fasti del prog anni ’70 col doom/heavy storico dai tratti tipicamente nordeuropei. L’opener “Himmelskare” è una strumentale che pare uscita da un lavoro heavy metal dei Genesis, mentre con le successive “Skeleton Key, Skeleton Hand” e la title-track, divisa in due parti, ci si lancia in uno stoner/doom selvaggio, sciamanico e lisergico. La voce di Hagan è struggente, acida, le tastiere settantiane (si possono respirare addirittura i migliori Deep Purple) sposano chitarre possenti. Ma la grandezza non finisce qui. Se la magnifica ballad “Boars on Spears” rivela il lato più romantico e acustico, simil Jethro Tull se proprio vogliamo trovare un punto di riferimento, ecco due dei tributi meglio riusciti al doom catacombale ed epico tanto caro ai Candlemass, con le apocalittiche “WarChild” e la conclusiva “Ladders to Fire”, 13 minuti di discesa negli inferi che difficilmente si dimentica, intercalata da stacchi progressive pinkfloydiani e riff tastieristici che paiono firmati da Jon Lord.

Di gran lunga il brano miglior del disco, se non dell’intera carriera del quartetto. Se si aggiunge una produzione possente, efficace e cristallina, bisogna solo inchinarsi a questo inaspettato lavoro proveniente da una terra storica che ha ormai scordato la riduttiva etichetta di nazione black metal, ma sa dare contributi totali e di gran qualità all’heavy metal. Il nome Hex A.D. equivale solo a grandiosa arte, e quindi è immancabile per chiunque riconosca nell’amore per l’arte la propria vita.
Recensione a cura di Max Firinu

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