Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:45 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. INFINITE LOGBOOK
  2. THE MAN WHO RULES THE WORLD
  3. ATLAS
  4. TO GIVE
  5. TO TAKE
  6. CARGO
  7. NORMA JEAN

Line up

  • Tim Camin: bass
  • Martin Scheibe: drums
  • Vinzenz Steiniger: guitars
  • Max Hemmann: guitars, vocals
  • Daniel Dettlev: keyboards

Voto medio utenti

Oggi abbiamo più che mai bisogno di ottima musica, ancora prima di inventiva forzata e improbabili miscugli di dubbio gusto.
E "Atlas", seconda prova discografica dei tedeschi Motorowl centra in pieno l'obiettivo, senza reinventare e voler reinventare la ruota, con una prova solida, capace di sparare l'ascoltatore nello spazio infinito strizzando l'occhiolino ai Sabbath più acidi e sperimentali ma senza volerli scimmiottare.

L'opener “Infinite Logbook” ci fa decollare con il suo solido riffone hard rock mentre le melodie psichedeliche che fluiscono impazzite dalle tastiere ci danno un assaggio di quello che sarà il tema portante del disco.
A dar voce a questo trip nello spazio più profondo è la magnifica ugola di Max Hemmann, autore di una lisergica litania che mostra ottime doti vocali ma che forse potrebbe osare di più in certi frangenti, mostrando un po' il fianco in quanto a varietà di interpretazioni.
Ma l'hard rock della traccia d'apertura non tragga in inganno. Ci troviamo di fronte ad un disco che fa dell'atmosfera psichedelica e la sua marcia quasi cerimoniale i suoi punti di forza, con poco spazio per ritmiche sostenute.
Un universo colmo di stelle brillanti su di una tela dipinta di nero, come la splendida titletrack, degnamente rappresentata dall'altrettanto splendido artwork di copertina, dove si alternano le solenni atmosfere partorire dalle sempre protagoniste tastiere di Daniel Dettlev al pesantissimo riff alla The Sword, per poi unirsi come un altare a sostenere l'ancora una volta magistrale voce di Hemmann.
E' un album che si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per insinuarsi nelle sinapsi di chi gli apre le porte della propria mente. "Atlas" cresce ascolto dopo ascolto, viaggio dopo viaggio, un po' alla volta ti mostra un pezzettino del proprio cosmo. E allora sarà facile lasciarsi trasportare dalla pachidermica “To Take” o dalle mai banali orientaleggianti melodie di “The Man Who Rules The World”.
A chiudere il disco due pezzi da novanta: “Cargo” con il suo incedere sinistro e rituale ci porta verso la cerimonia finale, la quasi stoner metal “Norma Jean” (dove il cantato offre delle piccole varianti sul tema), il degno epilogo di un viaggio inaspettato nei meandri più reconditi della nostre coscienze.
Lasciatevi trasportare dalle note di "Atlas", non ve ne pentirete.

Recensione a cura di Luigi “SumKinda” Mitidieri
Recensione a cura di Ghost Writer

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