Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:57 min.
Etichetta:Debemur Morti Productions

Tracklist

  1. WINGLESS MULTITUDES
  2. HOSEA 8 7
  3. ALGID TROY
  4. THE BURDEN OF ALMOST
  5. LOST EMPYREAN
  6. A SEA OF LIGHT
  7. SARRACENIA

Line up

  • Marc T: guitar, vocals, programming
  • Luz: bass
  • Stephane L: guitar
  • Alain B: drums

Voto medio utenti

Non vi è certezza nelle sicurezze e nelle stime, così non v'è verità nelle parole.
Partiamo dalla fine, dal commento studiato ad hoc "per i poveri di lettere". Dalla copertina. La cover è un'artificio domestico e remoto. Bella!

Lost Empyrean "adanizià" dal link azzurro...
e dopo poche atmosfere ci riporta all'anticchia centrale di una buona parte di esistenza (cLIccA)

La recensione prosegue solo se avete dedicato 5 minuti ai "capolavori" lincati.

Da WINGLESS MULTITUDES a SARRACENI traiamo mazzate da staccare l'ippocampo!

HOSEA 8 7
rombi, rombi e ancora rombi. Lontane vocali e sotterfugi. Giri di corde che non strozzerebbero nemmeno una bitta. Anzi.
Tutto è veloce quando ti aspetti che rallenti e viceversa. Le note sintetiche dilatano la paura. Ci si alza e si sta appesi.
Quando il cantato si scinde in rabbia liberatoria e lievi cori è chiaro che non c'è più niente da capire.

THE BURDEN OF ALMOST
Come se i Red Harvest suonassero tra l'acustico e il marziale. Come se il mixer fosse per metà nella bottega artigiana e per metà in un sommergibile nucleare. Tutto più rarefatto rispetto ai fautori dell'immenso Six Transit Gloria Mundi. Ciò che sembra vasto non è per forza anche rarefatto.

ALGID TROY
La vita militare esiste. La quotidianità esiste. Le illusioni esistono. I poemi sacri esistono anche senza i libri.
La PdCT (sincope) divinatoria anche. Canzone dell'anno nel genere post (dub metal).
9+

LOST EMPYREAN
Iniziano a fermentare i frutti e con essi le melodie. Puntate i gomiti. Riflettete meno di un secondo. Fatevi statue. Conquistate l'immobilità e se avete coraggio risolvetevi nell'apparenza.
Canzone pacchiana ma discreta.

A SEA OF LIGHT
Quando il mercurio, la lava, l'avantgarde tocca l'acqua solidifica qualcosa. Osservare significa anche immettere egregore in fenomeni che non farebbero pieghe.
Siamo fottuti tra le curve della neocorteccia quanto tra le linee del pentagramma. Ci guadagnamo qualcosa a dispenderci: altrimenti i Dirge avrebbero stampato un album "tutto ottimo".
7/10 ma di astigmatismo

Si chiude con l'avventura, la spontaneità, la giustezza del "selvaggio".

Album che avrebbe dovuto stare negli otto ma che pecca di alcuni cali non trascurabili.
Recensione a cura di Marco Pastagakio Regoli

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