Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:65 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. THE RHYTHM OF FREEDOM
  2. TORNADO OF THOUGHTS
  3. SAINTS DON'T DIE
  4. DHYANA
  5. REBIRTH FROM DESPAIR
  6. THE POWER PROCESS
  7. THE ILLUSORY SELF
  8. SATORI
  9. MAYA - THE VEIL OF DELUSION
  10. THE FLAMING RAGE OF GOD
  11. SET ME FREE

Line up

  • Mark Jansen: grunts
  • George Oosthoek: grunts
  • Adam Denlinger: clean male vocals
  • Henning Basse: clean male vocals
  • Laura Macrì: clean female vocals
  • Marcela Bovio: clean female vocals
  • Jack Driessen: keyboards
  • Frank Schiphorst: guitars
  • Merel Bechtold: guitars
  • Arjan Rijnen: guitars
  • Jord Otto: guitars
  • Roel Käller: bass
  • Ariën van Weesenbeek: drums

Voto medio utenti

È un sound ambizioso e saturo a caratterizzare "Dhyana", nuovo album dei MaYaN che esce a quattro anni di distanza dall'acclamato "Antagonise". Il side project di Mark Jansen degli Epica è metal sinfonico a 360°, di cui è possibile cogliere tutte le sfumature, dalle più tradizionali alle più estreme, grazie a strutture elaborate di scuola progressiva.

Quest'approccio traspare già dall'iniziale "The Rhythm Of Freedom", dove orchestrazioni complesse, blast beat, growl e voci pulite si fondono senza soluzione di continuità. Se "Tornado Of Thoughts" mette a sistema Orphaned Land e Dimmu Borgir, "Saints Don't Die" rimanda all'intera produzione turilliana, prima della breve e morbida titletrack ispirata alla musica da camera, con protagoniste Marcela Bovio e Laura Macrì. "Rebirth From Despair" non avrebbe sfigurato in un album dei Fleshgod Apocalypse, e sfocia nella marziale "The Power Process", con le orchestrazioni prominenti come non mai. "The Illusory Self" è probabilmente l'episodio più progressivo del lotto con i suoi 9 minuti, in contrasto con in 3 minuti alla Two Steps From Hell di "Satori". Se "Maya" profuma di Septicflesh, in "The Flaming Rage Of God" c'è molto della band madre di Jansen, discorso valido anche per la conclusiva "Set Me Free", un po' Rage dell'era Smolski e un po' Almanac.

Difficile chiedere più di così a un disco del genere...

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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