Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. PROGENITORS
  2. ALWAYS HAVE, ALWAYS WILL
  3. BEST OF ENEMIES
  4. ROSE OF JERICHO
  5. HEARTMATH CITY
  6. CREEPS
  7. BUILD THE LOVE
  8. MAN OVERBOARD
  9. RIPTIDE
  10. TOMORROWNEVER COMES
  11. ALL BETS ARE OFF
  12. UNDEFEATED

Line up

  • Robert Ernlund: vocals
  • Anders Wikström: guitars, backing vocals
  • Patrick Appelgren: keyboards, guitars, backing vocals
  • Pontus Egberg: bass
  • Jamie Borger: drums

Voto medio utenti

Si possono formulare tante ipotesi sul perché i Treat abbiano scelto proprio una misteriosa esplosione (pari a mille atomiche di Hiroshima!) avvenuta oltre cent’anni fa in una remota regione della Siberia per rappresentare la loro essenza artistica nel 2018, ma quello che è certo è che “Tunguska” fin dal primo contatto si rivela un disco dall’impatto piuttosto “dirompente”, confermando il momento magico di una formazione che dal suo “ritorno” non ha più sbagliato un colpo.
Coup de grace” e ”Ghost of Graceland” sono due “precedenti” molto impegnativi e ciò nonostante anche stavolta gli svedesi dimostrano di essere armed & ready per confrontarsi prima di tutto con loro stessi e poi con la florida e competitiva scena melodica contemporanea.
La miscellanea di cromature metalliche, melodie catalizzanti e pomposità tastieristica continua a esaltarsi in una tecnica ineccepibile e in un songwriting assai incisivo, per un quadro complessivo che anche nel rispetto della nobile “tradizione” scandinava mantiene freschezza e riconoscibilità, non rischiando praticamente mai di compiacersi nella “storia” del gruppo o di annullarsi nella sterile riproposizione dei cliché del genere.
L’iniziale “Progenitors”, con il suo raffinato clima anthemico che irrompe dopo un’intro molto “cinematografica”, riesce a conquistare istantaneamente i sensi e a rassicurare tutti i fans della band, che sono certo apprezzeranno anche il tocco vagamente Whitesnake-esco di “Always have, always will” e la suggestiva “Best of enemies”, forte di un groove assolutamente tonificante.
Rose of Jericho” è un frammento di musica memorabile, pregno di ombrosa tensione emotiva e marchiato da un refrain avvincente, mentre “Heartmath city” ostenta un gradevole flavour Van Halen-iano e “Creeps” si rivela un gioiellino di pulsante magniloquenza, lambita da un velo di ardore celtico.
L’escursione nel radio-rock “moderno” denominata “Build the love” appare sufficientemente efficace e credibile e se “Man overboard” ha il suo punto di forza in una melodrammatica costruzione armonica (e, ancora una volta, nel ritornello), “Riptide” colpisce per la sua ariosa limpidezza melodica.
A una sfarzosa ballata come “Tomorrow never comes”, pur nella sua spiccata piacevolezza, si poteva chiedere uno sviluppo lievemente meno convenzionale e anche durante l’ascolto della frizzante “All bets are off” e della grintosa “Undefeated“ affiora l’impressione che i Treat arrivino all’epilogo dell’opera con appena un pizzico di “fiato corto”, conservando, sia chiaro, una statura artistica e una classe espressiva di livello superiore.
I timpani più raffinati saranno dunque irrimediabilmente adescati dai brillanti contenuti sonori di “Tunguska”, un albo che valutato nella sua globalità convalida e rinsalda la posizione dei Treat nel gotha del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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