Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:32 min.
Etichetta:Sneakout Records / Burning Minds Music Group

Tracklist

  1. FALLEN AMERICA
  2. LATELY
  3. LIFESTYLE
  4. DESERT TRIP
  5. OUT OF THE CAGE
  6. IKNUSA
  7. THE MISANTHROPE
  8. UNDER MY FEET

Line up

  • Mattia Briggi: vocals
  • Francesco Bozzato: guitars
  • Bruno Zocca: keyboards, synths
  • Douglas D'Este: drums

Voto medio utenti

Avviso a chiunque creda ancora che l’obiettivo principale di un gruppo “emergente” sia sfidare “l’esistente”, anche in una scena dove torpore e omologazione sembrano imperare … ascoltate con attenzione il debutto dei Pacino e vi accorgerete che le vostre convinzioni non sono utopistiche e che si può tuttora sfuggire alle formule consolidate grazie al talento e all’ispirazione.
Fallen America” non è un disco “rivoluzionario”, non nasconde le sue influenze artistiche primarie (Nine Inch Nails, Alice In Chains, Faith No More, Korn, Orgy, …) e tuttavia riesce a manipolarle e a “scuoiarle” con un’innata sensibilità propria, rendendole un formidabile modello su cui cucire il proprio abito artistico.
Dotati di una certa dose di esperienza, Douglas D'Este (Moofloni, di cui ricordo con piacere il possente lavoro eponimo della metà degli anni novanta), Francesco Bozzato, Bruno Zocca (Aldo Tagliapietra, Criminal Tango) e Mattia Briggi (X-Ray Life), sfornano un albo di notevole spessore, fatto di composizioni adescanti e intense, che riescono quasi sempre (forse l’unica eccezione è “Iknusa”, un po’ troppo debitrice delle schizofrenie di Mike Patton & C. …) a celebrare un certo tipo di sonorità “alternative” senza riprodurre pedissequamente le gesta di chi a suo tempo le ha inventate e divulgate.
Così, sebbene il modo in cui i veneti sviluppano le loro canzoni può rievocare brandelli della “storia” del genere, al contempo si apprezza la loro volontà di esplorare inedite formule interpretative, che portano l’astante a individuare nei brani un’identità piuttosto definita, anche se la strisciante seduzione della title-track del disco ostenta un approccio che piacerebbe a Jonathan Davis e in “Lately”, “Lifestyle” (appena meno efficace) e “Under my feet” affiora la perversa confidenzialità di Trent Reznor.
Il suono sospeso e liquido di "Desert trip“, accompagnato da un cantato vagamente Layne Stanley-esco (magari colto in un giorno “felice” della sua travagliata esistenza …), aggiunge un’altra sfumatura della variegata personalità dei nostri e quando, poi, la splendida “Out of the cage” riesuma addirittura impensabili apparizioni di british prog e le affianca a un pizzico della catarsi anthemica dei Nirvana, appare ancora più chiaro come la cultura ampia e priva di preclusioni dei Pacino funga da solida base per un dosaggio degli ingredienti equilibrato, fluido e fantasioso.
Con la cangiante “The misanthrope”, dove pulsioni funky-metal e piccole bizzarrie elettroniche confluiscono in un refrain accattivante e si sublimano in un melodrammatico finale Bowie-iano, esauriamo le doverose citazioni di un programma pensato, scritto, arrangiato e suonato in maniera arguta, creativa e coinvolgente.
Mai come oggi si avverte l’esigenza di band che, pur partendo da alcune inevitabili “certezze” espressive, cerchino di andare “oltre”… i Pacino sono decisamente sulla strada giusta per soddisfare tale necessità.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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