Hortus Animae - The Blow Of Furious Winds...

Copertina 8,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:70 min.
Etichetta:Sleazy Rider
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FURIOUS WINDS / LOCUSTS
  2. THE MUD AND THE BLOOD / FUNERAL NATION
  3. THE HEARTFELT MURDER
  4. THE VIRGIN WHORE
  5. IN ADORATION OF THE WEEPING SKIES
  6. ACROSS THE SEA OF PAIN
  7. BIBLE BLACK
  8. A GOTHIC GHOST / THE DEATH OF ALL BEAUTY
  9. GARDEN OF FAIRIES
  10. THE FAIRY FELLERS MASTERSTROKE / NEVERMORE
  11. WINDFALL / SUMMONING OF THE MUSE (W/ LIV KRISTINE)

Line up

  • Martyr Lucifer: vocals
  • Hypnos: guitars
  • Amon 418: guitars, synths
  • Bless: keyboards
  • Grom: drums

Voto medio utenti

“Italians do It better”, sembrerebbe essere questo l’ultimo grido di questo 2005, vista anche l’uscita dell’eccellente secondo capitolo dei Room With A View.
Gli Hortus Animae sono qui al secondo disco, e hanno reclutato, per questo “The Blow Of Furious Winds…”, addirittura Liv Kristine, la quale presta la propria voce nell’angosciosa e conclusiva “Summoning Of The Muse”, cover dei Dead Can Dance, nella quale il rintocco delle campane è un sinistro presagio. Un sinistro presagio che tuttavia è preceduto da un’altra cover, stavolta ad essere omaggiati sono i Queen, con la stupenda accoppiata “The Fairy Feller’s Master-Stroke”/”Nevermore”, la prima brutalizzata, la seconda invece riproposta con tutta la sua carica di emozionalità primigenia.
Sono partito dalla fine perché mi veniva più semplice, assimilare 70 minuti di musica è difficile e si fa prima a ricordarsi meglio l’epilogo piuttosto che l’inizio. Tuttavia quando veniamo alle composizioni della band, ci troviamo di fronte ad un platter che spiazza per la cura degli arrangiamenti, rifiniti e curati. Questo aspetto è molto importante, perché quando si cerca di miscelare diversi generi di cui alcuni dei quali esattamente agli antipodi, creare qualcosa di valido e che non stoni nel contesto complessivo è davvero difficile. Il sound della band parte da un black metal di base, il quale in alcuni tratti assume una discreta ferocia, propria del genere, pur tuttavia mitigata da un approccio progressivo, riscontrabile in “The Mud And The Blood – Funeral Nation”, il cui finale è una lunga divagazione a tratti psichedelica, e soprattutto da una massiccia iniezione di gothic metal, con la poesia dei violini che spunta qua e la, “The Heartfelt Murder” e la splendida “A Gothic Ghost – The Death Of All Beauty” (forse il punto più alto del disco), melodie decadenti, oscure, nuances malinconiche, di struggente bellezza.
Creativi dal punto di vista compositivo, ottimi dal punto di vista esecutivo, eccellenti dal punto di vista concettuale, visto che questo disco è un concept dai rimandi ottocenteschi alle, allora nascenti, società massoniche e occulte, gli Hortus Animae possono vantarsi di essere un orgoglio per la nostra scena musicale.
Suonare black metal ed essere raffinati e decadenti come una sera d’autunno dinanzi al fuoco di un camino, cognac alla mano e vento che ulula di fuori, non è da tutti. I complimenti.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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