Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:My Kingdom Music

Tracklist

  1. A DYING GOD WALKS THE EARTH
  2. LEGIONS
  3. JORNADA DEL MUERTO
  4. SOULGRINDER (FEAT. RALPH SANTOLLA)
  5. HAVOC SUPREME
  6. WHERE ANGELS DIE
  7. SEVEN HEADS
  8. ARMAGEDDON GENESI (FEAT. LEE WOLLENSCHLAEGER)
  9. TO THE GATES OF THE ABYSS

Line up

  • Angelo Ferrante: vocals
  • Giangabriele Lo Pilato: guitars
  • Ignazio Nicastro: bass
  • Danilo Ficicchia: drums

Voto medio utenti

Una crescita continua e costante quella degli Eversin, tanto per concretezza quando per la qualità, compositiva ed esecutiva, messa in campo. Senza dimenticarsi della cattiveria che sanno trasformare in musica.
Il nuovo album, "Armageddon Genesi", è, infatti, una sonora mazzata, che accentua gli stilemi e le stilettate che caratterizzavano "Trinity: The Annihilation": un Thrash Metal gelido e rabbioso, tanto da sfumare spesso e volentieri nel Death Metal, e che evidentemente è quello più congeniale alla formazione siciliana.
Gli Eversin, rinnovano la scelta di collaborare con alcuni special guest, e oggi troviamo il grande Ralph Santolla (che ci ha lasciato solo pochi mesi fa) e la sua testimonianza nell'assolo piazzato su "Soulgrinder" e Lee Wollenschlaeger (il nuovo frontman dei Malevolent Creation) a cantare nella titletrack.

Temi post-apocalittiche, di un'umanità senza futuro e speranze, che già si insinuano con la cinematografica introduzione di "A Dying God Walks the Earth", con le legioni che partono poi all'attacco nella seguente "Legions": un assalto che richiama non poco gli Slayer, con un Angelo Ferrante sempre più convincente e una sezione ritmica, Ignazio Nicastro al basso e Danilo Ficicchia alle pelli, che non ha certo paura di far del male. E lo ribadiscono subito sulla seguente "Jornada del Muerto", lacerata dalle rasoiate del chitarrista Giangabriele Lo Pilato. E a proposito di chitarre ecco il già citato Ralph Santolla a lasciare il segno su "Soulgrinder", altro episodio thasheggiante che nel suo evolversi mi ha fatto pensare ai Sacred Reich. Una citazione questa, come altre fatte in passato (e in futuro), che non deve certo sminuire la prova degli Eversin, ma è solo utile a inquadrare la loro proposta musicale, mai banale e sempre più personale, come su "Havoc Supreme" che li vede alternare passaggi esasperati ad altri più articolati e ricercati. Un po' come accade su "Where Angels Die" e "Seven Heads", due dei capitoli più rappresentativi, surclassati solo dalle canzoni che ci accompagnano alla fine del disco (o del mondo?). "Armageddon Genesi", che flirta con il Death, anche per il contributo in growl di Wollenschlaeger, ed eccede con la violenza e l'esasperazione, mentre un po' a sorpresa ecco che la conclusiva "To the Gates of the Abyss" non ci caccia subito a forza nei meandri infernali, ma lo fa in maniera più subdola, partendo da una marcia ben scandita e ipnotica che si infiamma in un finale parossistico e spasmodico che nelle ultime battute sfuma in delicato arpeggio.

"Armageddon Genesi" è un disco che non si lascia superstiti alle spalle


Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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