Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2018
Durata:57 min.
Etichetta:Jolly Roger Records
Distribuzione:Goodfellas

Tracklist

  1. ARCA
  2. META' MORFOSI
  3. REQUIEND
  4. BATTITO D'ALI
  5. SULLA VERTICALE
  6. NEANDERTHAL
  7. CIELO NERO
  8. DELTA RANDEVOUZ
  9. UN. INVERSO
  10. POZZANGHERE DI CIELO
  11. AQUA (CD BONUS TRACK)

Line up

  • Sergio Toya: vocals
  • Gregorio Verdun: bass
  • Carlo Maccaferri: guitar
  • Alex Jorio: drums
  • Filippo Dagasso: keyboards, programmings

Voto medio utenti

Gli Arca Progjet sono l’esperienza nell’ambito del rock progressivo di Alex Jorio (batterista degli AOR Gods Elektradrive), il quale ha fin da subito trovato in Gregorio Verdun un congeniale e motivato partner.
Sergio Toya, Carlo Maccaferri e Filippo Dagasso rappresentano poi il qualificatissimo corollario a un progetto da valutare, alla prova dei fatti, del tutto all’altezza di quella “scuola” italica che, inevitabilmente, simboleggia un impegnativo riferimento per chiunque nel Belpaese decida di cimentarsi nel genere.
In quest’ottica, possiamo tranquillamente considerare il valoroso contributo all’opera di Mauro Pagani della PFM (più una miriade di altre importanti collaborazioni) e di Gigi Venegoni e Arturo Vitale degli Arti & Mestieri, una sorta di fil-rouge tra le varie epoche di questa musica straordinaria, che però non sempre riesce a unire perizia esecutiva, creatività ed emozione, finendo troppo spesso per trasformarsi in materia esclusiva per iniziati.
I nostri sfuggono con innata disinvoltura tale diffusissima eventualità, scremano, tagliano, asciugano e scelgono di proporre un suono diretto e scevro da altezzosi intellettualismi, rendendo “Arca progjet” un ascolto efficace e intelligibile anche per orecchie non particolarmente “allenate”, in grado di omaggiare la nostra prestigiosa tradizione (compreso l’orientamento più “radiofonico” adottato dalla Premiata e dal Banco negli anni ottanta e poi egregiamente riproposto da Di Cioccio & C. nei tempi recenti …) senza apparire oltremodo datato al cospetto di un orecchio “contemporaneo”.
Abbiamo, dunque, a che fare con un ottimo esempio di (hard) prog-rock, spigliato, fluido, variegato, a tratti epico e barocco, eppure capace di una spiccata “leggerezza” di fondo, in cui la tecnica non è mai ostentata e diventa parte integrante di un’alchimia musicale costantemente alla ricerca della costruttiva funzionalità.
L’approccio lirico e comunicativo della voce di Toya funge da prezioso collante a composizioni estremamente affascinanti, ricche di un vigore espressivo che sa esprimersi attraverso soluzioni a “presa rapida” come “Arca”, “Metà morfosi”, “Requiend”, “Battito d'ali”, “Cielo nero” e la delicata “Aqua”, e poi conquistare i sensi pure tramite elaborazioni maggiormente complesse, vedasi i tracciati nervosi e melodrammatici di “Neanderthal”, il romanticismo jazzato di “Sulla verticale” o ancora la cangiante “Pozzanghere di cielo”.
Un paio di episodi appena meno riusciti (la leziosità sfiorata in “Delta randevouz” e la gradevolezza abbastanza “innocua” dello strumentale “Un. Inverso”) non inficiano il giudizio complessivo su un albo di notevole valore, frutto del carattere di una formazione che fa della meditata duttilità artistica una delle sue principali qualità.
Forti d’idee chiare e di una precisa identità, gli Arca Progjet testimoniano che la migliore stagione del vero pop italiano non è sfiorita e che la loro astronave carica di note briose e ispirate merita di approdare nel porto sicuro delle vostre adorate collezioni discografiche.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 giu 2018 alle 09:36

L'ho sentito in streaming qualche settimana fa, mi ero imbattuto un po' per caso nel disco. Partendo dal presupposto che nell'underground Italiano c'è un universo immenso che pulsa vivo e forte per questo meraviglioso genere immortale. Devo dire che ho un debole per le band Italiane e penso di aver sentito veramente quasi tutto. La caretteristica degli Arca che subito mi è balzata all'orecchio è la bella voce dinamica e duttile di Sergo Toya. La voce che troppo spesso è il vero tallone di Achille di queste Band "emergenti" (il mio preferito in assoluto però rimaneil grande Alessandro Corvaglia). Sono quindi assolutamente d'accordo con il buon Marco, ottimo disco, buone Idee ottimi interpreti.....e pensare che in Italia rimarranno semisconosciuti (e ringraziamo Dio che c'è ancora gente che suona col cuore e per passione....)

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