Heavatar - Opus II - The Annihilation

Copertina 5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2018
Durata:59 min.
Etichetta:earMusic
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. NONE SHALL SLEEP
  2. INTO DOOM
  3. PURPOSE OF A VIRGIN MIND
  4. HIJACKED BY UNICORNS
  5. THE ANNIHILATION
  6. WAKE UP NOW!
  7. A BROKEN TABOO
  8. AN AWAKENING
  9. A BATTLE AGAINST ALL HOPE
  10. A LOOK INSIDE
  11. METAL DAZE (MANOWAR COVER)
  12. THE LOOK INSIDE (ORCHESTRAL)

Line up

  • Sebastian Scharf: guitars
  • Daniel Wicke: bass
  • Jörg Michael: drums
  • Stefan Schmidt: guitars, vocals

Voto medio utenti

L'opera prima non era andata propriamente benissimo.

Tuttavia Stefan Schmidt, già nei Van Canto (che personalmente mi provocano l'orticaria ma che universalmente vanno benone) non si è certo perso d'animo ed anzi, una volta perduto l'appoggio della Napalm Records è riuscito incredibilmente ad accasarsi con un'etichetta ancora più affermata come la earMusic e dare alla luce il successore, dopo 5 anni, intitolato "Opus II - The Annihilation", dove perpetra ancora il proprio tentativo di unire la musica classica all'heavy metal, ma senza orchestrazioni, proprio tramutando motivi famosi all'interno di brani plugged.

Il risultato è il medesimo, ovvero NO.
Certo, può strappare un sorriso sentire la trasformazione del "Nessun Dorma" nella powerosa "None Shall Sleep" ma lì ci fermiamo: in primis la produzione, TERRIBILE, ipercompressa e con suoni disturbanti, specie quelli della batteria di Jorg Michael di cui siamo estremamente lieti del ritorno all'attività ma che speriamo presto di riascoltare in qualcosa di più valido; la voce di Stefan Schmidt, che peraltro nei Van Canto fa la chitarra wah-wah, non è esattamente convincente in questo ambito sebbene sia a dir poco eclettica, passando con nonchalance dal growl ad acuti notevoli, e dulcis in fundo gli incastri delle sonorità classiche non sono propriamente riusciti, spesso per colpa di brani molto scontati e banali, con riffs non incisivi e abusati solo qualche miliardata di volte.

Insomma, per un ascolto distratto può anche andare bene, e magari in questo modo si perdono anche tutti i riferimenti alla musica classica, ma al netto di brani migliori (la già citata "None Shall Sleep" e la easy "Purpose of a Virgin Mind") ed altri assai noiosi (su tutti "Hijacked by Unicorn") si ha l'impressione di trovarsi di fronti ad un dischetto che al primo ascolto sembra carino, al secondo insomma, al terzo "che palle" ed al quarto "a mai più", prima di riporlo per sempre sullo scaffale.

Insomma, netta delusione.
Qualunque sia il destino degli HEAVATAR mi auguro solo di non dover riascoltare mai più un suono di doppia cassa come questo.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 mag 2018 alle 13:36

capisco che i Grave Digger abbiano Stefan Arnold dal paleolitico, che i Running Wild siano andati a puttane, che i Rage abbiano già due formazioni attive, che gli Strato siano una cosa diversa ora ma... caro Jorg, suonare 'sta robetta dozzinale...

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