Copertina 8,5

Info

Past
Anno di uscita:2016
Durata:72 min.
Etichetta:Earache Records

Tracklist

  1. CHARGING THE VOID
  2. CYGNUS TERMINAL
  3. LCD (LIQUID CRYSTAL DISEASE)
  4. MOUNTAINS ABOVE THE SUN
  5. ULTIMATE ARTIFICER
  6. PTEROPTICON
  7. PSYCHOTROPIA
  8. PILLARS OF SAND
  9. COLLAPSE
  10. RECHARGING THE VOID

Line up

  • David DiSanto: vocals, guitars, lyrics
  • Erik Nelson: guitars
  • Blake Anderson: drums
  • Frank Chin: bass

Voto medio utenti

Il mio approccio con Terminal Redux è stato mediamente schizofrenico, devo riconoscerlo.
Ecco le impressioni che avevo riportato all'epoca sul nostro beneamato e gloriosissimo forum:

19.05.2016: me ne sto innamorando;
11.07.2016: riascoltato di recente un paio di volte di fila: bello eh, ben fatto, tecnico, aggressivo, ma non mi ha preso a livello di stomaco per il momento;
14.07.2016: si sta consolidando con i passaggi.


Sono trascorsi oltre tre anni, nel frattempo il mastermind David DiSanto ha passato qualche guaio, la band è collassata (seppur ufficialmente ancora attiva nella sola persona del riccioluto padre-padrone) e io ho deciso di riprendere questo disco per rendergli a tutti gli effetti giustizia.
Non che lo avessi maltrattato, per carità, ma evidentemente non ero riuscito ad entrare subito in completa sintonia con un'opera che, debitamente esplorata, palesa una qualità compositiva ed esecutiva francamente superba.
A conti fatti, credo di poter dire che qui dentro risiedano alcuni momenti di pura estasi musicale, che annovero senza dubbi tra i più belli (e che più volte ho riascoltato con ripetuti rewind... e rewind... e rewind) dell'ultimo lustro, anche se è l'insieme nel suo complesso che viaggia a velocità ed altezze elevatissime.

Techno-thrash di ispirazione sci-fi? Se proprio riteniamo necessario attribuire un'etichetta perché siamo schematici impuniti e catalogatori compulsivi, questa forse è quella che più si adatta; il fatto però è che nei 70 minuti abbondanti di Terminal Redux si trova soprattutto del grande metal, classico eppur moderno, nipote più che figlio di Voivod ed ultimi Death, capace in ogni caso di camminare perfettamente sulle sue gambe scegliendo da solo la strada da percorrere.

Sì, perché se le strutture portanti sono immediatamente e solidamente identificabili, le atmosfere di volta in volta gelide, rarefatte, opprimenti, ariose, suonano talmente fresche da assumere un sapore quasi progressivo (passatemi il termine, l'Italiano è una lingua ricchissima ma non sono riuscito a trovare un sinonimo più confacente), regalandoci schegge di genio & follia.
Se volete farvi un'idea, prendete Charging The Void, che apre il cerchio, e Recharging The Void, che lo chiude con una maestosità quasi commovente; poi sappiatemi dire.
Voce al vetriolo, cori di stampo epico-spaziale, riffing tagliente e spigoloso, incastri solisti cesellati a meraviglia, stacchi mozzafiato, partiture intricate ma che scorrono incredibilmente liquide, ritmiche telluriche (e furiose quando serve) ma sempre precise al millimetro: qui dentro c'è tutto questo e tanto altro che è quasi impossibile da descrivere, perché sfocia nel campo dell'emozione uditiva e lì come fai a spiegare cosa, come e perché?

Mi e ci auguro di cuore che DiSanto rimetta in sesto la sua creatura e pubblichi prima o poi un nuovo titolo; se così non dovesse essere, e la carriera dei Vektor dovesse fermarsi qui, appena al terzo lavoro, sarebbe al contempo un gran peccato e un commiato col botto.
Chapeau.
Recensione a cura di diego

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 nov 2019 alle 12:57

Grazie diego!

Inserito il 11 nov 2019 alle 11:01

Ottimo recupero.. Grazie Gabriele :)

Inserito il 10 nov 2019 alle 19:41

Ottimo recupero..

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