Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:56 min.
Etichetta:Trollzorn Records

Tracklist

  1. SONS OF MORNA
  2. KING OF TARA
  3. TUIREN
  4. THE SEARCH FOR SADBH
  5. CAOILTE
  6. GREAT SHIPS FROM OVER THE WAVES
  7. THE BATTLE ON THE SHORE
  8. TEARS OF AOIFE
  9. CAULDRON OF PLENTY
  10. DUBH, DUN AGUS LIATH

Line up

  • Stephen Roche: vocals, whistles
  • David Quinn: guitars, backing vocals
  • Fionn Stafford: guitar, backing vocals
  • Liam Henry: violin, harp
  • Robert Macdomhnail: bass, bouzouki, harp
  • Anaïs Chareyre: drums, bodhran, backing vocals

Voto medio utenti

Dopo il bellissimo esordio del 2012, gli irlandesi Celtachor si erano un po' "persi" con l'album successivo in quanto il loro mix di folk e musica estrema era diventato abbastanza scontato e standardizzato
Oggi, il gruppo ci riprova, sempre per la Trollzorn, con il nuovo "Fiannaíocht" (un concept incentrato intorno alla figura del giovane eroe della mitologia irlandese Finn of the Fianna), un album che introduce alcune novità nel suono dei dublinesi sia per l'ingresso in pianta stabile di un violinista, che si occupa anche dell'arpa, sia per l'uso di epici vocalizzi puliti da parte del singer Stephen Roche che, fino ad oggi, aveva usato solo lo scream nelle sue interpretazioni.
Queste novità, accanto alla solita proposta dei Celtachor, rendono il nuovo album, a mio parere, abbastanza disomogeneo: da un lato l'aspetto black metal, più propriamente "estremo", sembra essere diventato quasi un corpo estraneo nell'amalgama sonora, dall'altro l'aspetto celtico / folkloristico, molto più marcato che in passato, e soprattutto l'uso delle clean vocals, assurgono ad assoluti protagonisti del disco non solo perché, come appena ricordato, maggiormente presenti, ma perché la loro qualità, il loro potere evocativo, la loro maestosità, sono tutti elementi che marchiano a fuoco un lavoro che, altrimenti, sarebbe risultato, come il precedente album, piuttosto anonimo.
A mio giudizio, i Celtachor dovrebbero concentrarsi molto di più su questa componente della loro musica e relegare l'estremo in una piccola nicchia perché non più adatta al loro percorso espressivo che, invece, si giova delle atmosfere epiche e battagliere messe in scena dagli strumenti tradizionali e dall'interpretazione veramente passionale del singer, elementi questi ultimi che danno a "Fiannaíocht" un taglio vagamente cinematografico che io ho trovato particolarmente interessante e ben fatto.
Se i Celtachor dovessero decidere di evolversi secondo queste direttive, credo che ne sentiremo delle belle, mentre, in caso contrario, probabilmente, dovremo accontentaci solo di un "buon" gruppo che si limita a percorrere sentieri già battuti.
Il futuro ci saprà, dunque, dire: per adesso promossi con riserva.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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