Copertina 3,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:26 min.
Etichetta:Deadsun
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BESTIALIZED
  2. PERVERSE FEMALE DISFIGURATION
  3. SELF-DEFECATION
  4. SPLATTER MANIA
  5. CHARLIE DON'T SHIT
  6. BLEK TAMARR' PT.I
  7. POSTMORTEM FELLATIO
  8. THE SUBLIME ART OF DEVASTATION
  9. THE THOR'S HAMMER
  10. COCKLESS MAN
  11. KEEP ON PLAYIN'
  12. MY NAME IS BROKENASS (ANAL FISTULA)
  13. VAI MEZZA
  14. NO... I WANT A WHOLE PIZZA
  15. BLEK TAMARR' PT.II
  16. IN MEMORY OF DR. SATAN
  17. BESTIAL DEVASTATION (SEPULTURA COVER)

Line up

  • Torturer: vocals, guitars
  • Lord Destroyer: guitars
  • Animal: bass, vocals
  • Brutal: drums

Voto medio utenti

Da Chieti arrivano i Bestial Devastation, band che inspiegabilmente, a mio modo di vedere, ha agguantato un deal con l’etichetta francese Deadsun. In realtà la Deadsun non è che poi sia questa gran label, visto che fino ad ora mi ha propinato solo immondizia sonora (tipo i Demiurge).
I Bestial Devastation sono la celebrazione del clichè, ne rappresentano lo state-of-art, non c’è un solo elemento del loro modo di porsi, e parlo di musica, testi, nicknames, copertina, titoli delle songs e moniker, che non sia un rimando o uno spudorato tributo a qualcos’altro. Ma ciò non sarebbe nemmeno tanto male, visto che qui si parla di grindgore, se non fosse che qua siamo dalle parti della mediocrità, con un disco di cui si può benissimamente fare a meno. Tutti quelli che sono in possesso di “Reek Of Putrefaction” probabilmente avrebbero potuto fare a meno di tutti i cloni che in questi 15 anni circa sono spuntati fuori, e a maggior ragione potrebbero fare a meno dei Bestial Devastation. Band dal moniker scontato, che paga tributo ai Sepultura a loro volta ripagati dalla pessima cover di chiusura del disco, con un cover artwotk rubato ad una macelleria o ad un obitorio (non fa differenza), con titoli di canzoni che nella migliore delle ipotesi abbiamo già letto mille volte, quando non sono del tutto ridicoli (“Cockless Man”, “Self Defecation” e via dicendo), con warnick come Torturer o Brutal, e che musicalmente offre una prova a tratti davvero sconcertante nella sua calligraficità, essenzialità, scontatezza e mediocrità. Questo è un disco fatto da persone che credono che la musica sia solo un contorno a frattaglie varie, a qualche sample divertente, o qualche titolo truculento. Mi fermo qui.
Per fare un disco così ci vogliono tre minuti, solo che dopo l’ascolto passerete le successive tre ore al cesso. Ottimo come lassativo.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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