Copertina 5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2018
Durata:40 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. BEWARE OF THE DRAGON
  2. BLOODSTONE
  3. MEN OF ODIN
  4. CHANCE TO LIVE AGAIN
  5. UNBREAKABLE
  6. EYES BEHIND THE CROW
  7. SAIL AWAY
  8. GODS OF METAL
  9. SURVIVOR
  10. BARBARIANS IN BLACK

Line up

  • Eduardo Parras: vocals
  • Timo Kaarkoski: guitars
  • Tiago Ago De Moura: lead guitars
  • Fernando Giovannetti: bass
  • Rafael Agostino: keyboards, rhythm guitars
  • Rodrigo Oliveria: drums

Voto medio utenti

Dopo "Power of Warrior", gli Armored Dawn, si ripresentano con il loro secondo album, "Barbarians in Black", forti della nuova partnership con la AFM Records e alfieri di un Heavy Metal che dovrebbe essere caratterizzato da un approccio Sinfonico e un animo Epico.
Aspetti che però si scordano troppo spesso di far risaltare.

L'incedere altisonante dell'opener di primo acchito sembrerebbe poter deflagrare, ma con il passare dei minuti "Beware of the Dragon" si rivela fragile nelle strutture e leziosa nelle linee vocali. L'approccio di "Bloodstone" non riesce a colmare quel senso di crescente diffidenza nei confronti degli Armored Dawn, qui alle rese con un brano sfilacciato e forzatamente modernista nelle ritmiche e ancor più innocuo nei chorus. "Men of Odin" tiene inizialmente fede al titolo con un passo epico e incisivo, perlomeno sino al refrain che vede i brasiliani andare alla deriva e perdersi nell'ennesimo tentativo, maldestro, di un ritornello catchy dove il cantante Eduardo Parras (che può ricordare Heri Joensen dei Týr) paga pegno con una prestazione incolore e monocorde.
"Chance to Live Again" una canzone che si attorciglia, alla resa dei conti incompiuta, su stessa, con ritmiche che suonano tremendamente sintetiche e con un guitarwork che suscita più di qualche perplessità. Non che "Unbreakable" suoni più calda e meno artefatta, così per provare a trovare un brano che torni a convincerci dobbiamo proseguire nell'ascolto, finendo però per cozzare contro un'altra manciata di pezzi piuttosto raffazzonati, a partire da "Eyes Behind the Crow" che paga pure pegno per linee vocali non particolarmente convincenti e delle tastiere alquanto banali, pari a quelle della scontatissima ballad "Sail Away", sterile e vana, quanto poi l'assalto alla Metallium di "Gods of Metal", che se pur ha qualcosa del piglio militaresco dei Sabaton e di quello da defenders of faith dei Dream Evil, ottiene risultati ben lontani da quelli raggiunti da queste due formazioni. "Survivor" è un altro episodio che pare non avere certezze sul percorso che intende perseguire, con quel suo andazzo rockeggiante (quasi alla Lordi) dove il cantante non appare particolarmente a suo agio, e pure la conclusiva titletrack non riesce a forzare quel muro di diffidenza sul quale si stagliano tutti gli appunti rivolti sinora gli Armored Dawn, che non riescono a salvarsi nemmeno al suono del gong.

L'unica espressione di forza e solidità arriverebbe dalla copertina del disco, purtroppo il minaccioso guerriero che vi campeggia si presenta alla pugna con lame spuntate e ossa peste.





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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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