Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:41 min.
Etichetta:Escape
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. CAN'T STOP BLEEDING
  2. FACE IN THE MIRROR
  3. IT AIN'T OVER
  4. SLEEPWALK
  5. I NEVER KNEW
  6. CAN'T RECOGNIZE A THING
  7. EVERYTHING IS BROKEN
  8. SEE IT IN YOUR EYES
  9. TORN IN TWO
  10. MIRACLE

Line up

  • Murray Daigle: vocals
  • Mike Dmitrovic: guitars
  • Lorne Boyle: drums
  • Sean Gregory: bass

Voto medio utenti

Un discreto numero di anni di militanza come appassionato del variopinto carrozzone del rock, una buona parte dei quali orientati alla sua porzione più melodica e passionale, non servono, fortunatamente, ad evitare di entusiasmarmi così tanto di fronte ad un gruppo la cui carriera (quattro albums prima di questo) era passata ai miei occhi completamente inosservata e i cui frutti, quando sporadicamente incrociati, non mi avevano affatto impressionato, facendomi pensare, forse un po' troppo precipitosamente, di avere a che fare solamente con una delle tante formazioni dedite all'hard melodico.
"Sleepwalk" è, sovvertendo del tutto le mie previsioni, un album strepitoso, che piace istantaneamente e che, come se non bastasse, ha la straordinaria e rara capacità di aumentare il suo valore ad ogni ascolto, svelando caratteristiche e sfumature sempre nuove ed appassionanti.
Quello che colpisce in modo particolare è la perfezione pressochè assoluta con la quale questi canadesi (una terra davvero baciata dalla magnificenza di questi suoni) sono riusciti a metabolizzare sonorità classiche e moderate suggestioni maggiormente moderne, senza che l'effetto finale risultasse troppo prevedibile o, d'altro canto, un tentativo d'aggiornamento sonoro fasullo e artificioso.
Spessissimo paragonati agli Harem Scarem, anche per frequentazioni comuni (Darren Smith ormai ex drummer degli Scarem ha suonato in "Short sighted" del 2003), gli Emerald Rain di questo disco mi sembrano addirittura superiori alle ultime prove dei loro più famosi conterranei o perlomeno raggiungono agevolmente il loro considerevole livello, mettendoci, forse, un quid di maggiore fantasia.
Assoluti protagonisti dell'opera sono indubbiamente il magnifico vocalist Murray Daigle, un talento probabilmente non ancora riconosciuto per i suoi meriti reali e il raffinato guitarist Mike Dmitrovic, dotato di una considerevole classe esecutiva, senza che questo peraltro implichi necessariamente la riduzione del bass player Sean Gregory e del drummer Lorne Boyle alla recitazione di un esclusivo ruolo da sbiaditi comprimari, impegnati come sono in maniera così affiatata e competente a dettare i tempi di quest'intrigante esibizione musicale.
L'atto d'apertura "Can't stop bleeding" è una chiara dimostrazione di forza compositiva; riff aggressivo e suggestivo, linee vocali intense e peculiari, a comporre una squisita traccia d'avvio, doppiata dalla successiva "Face in the mirror", più vaporosa, ma contraddistinta ancora una volta da un'estrosa prestazione chitarristica e da un contagioso ed effervescente ritornello.
I "cugini" Harem Scarem appaiono un plausibile riferimento (ma evitando completamente una qualunque sensazione di plagio) per la melodia e le textures vocali di "It ain't over", per la deliziosa "Everything is broken" e per la brillante "See it your eyes", mentre la carica melodrammatica sprigionata da Daigle nella sofferta interpretazione di "Sleepwalk", esaltata dalle pennellate sapienti della sei corde di Dmitrovic, rende questo brano un vero highlight del dischetto.
L'arrangiamento vocale stratificato ed "aristocratico" di "I never knew", apparecchia per un banchetto che comprende sapori antichi ed altri più attuali, ma sempre molto gustosi ... insomma, un'altra canzone molto gratificante.
In "Can't recognize a thing", l'impatto hard rock si stempera nella magistrale struttura corale dall'immaginifica evocazione melodica del chorus, lasciando i miei timpani oltremodo conquistati.
La splendida "Torn in two", con il suo contrappunto pianistico, consente alla laringe di Murray di distendere nuovamente e totalmente tutta l'incredibile gamma dei suoi policromi attributi, arrivando nella sua massima estensione a singolarmente quasi gareggiare, per efficacia e trasporto emotivo, con un "certo" Chris Cornell.
Con "Miracle", buona ballata elettro-acustica, si chiude l'album e immediatamente viene voglia di premere nuovamente il tasto play sul lettore Cd per poter godere ancora una volta di questa bellezza e svelarne gli ulteriori segreti.
A questo punto le possibilità sono due: o gli Emerald Rain hanno effettivamente realizzato un disco parecchio superiore alla media del loro standard (e leggendo qualche altra opinione in merito, si tratta dell'ipotesi più probabile, almeno nei confronti della loro produzione recente ... e non lo dico solamente per risollevare il mio "amor proprio" ...), oppure si tratta di una band la cui grandezza mi era, di fatto, colpevolmente sfuggita.
In entrambi i casi sarà indispensabile dare inizio ad una doverosa "caccia" alla loro discografia, per poter scoprire direttamente l'arcano, continuando contemporaneamente a tentare di consumare questi microsolchi e augurandomi che la formazione autrice di quest'eccellente lavoro, sappia continuare a regalare anche in futuro analoghe emozioni. Per me, una grande e graditissima sorpresa ...
Recensione a cura di Marco Aimasso

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