Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:50 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. IN THE LAND OF THE BLIND
  2. THE DEVIL THAT YOU KNOW
  3. LITTLE DEMON
  4. JUDAS TREE
  5. JESUS WAS AN ATHEIST
  6. THE SNAKE KING
  7. GOD DON’T CARE
  8. THE VOODOO HOUSE
  9. SUICIDE MANIFESTO
  10. BLUES FOR THE DISILLUSIONED
  11. SANTA IS AN ANAGRAM
  12. ORPHEUS IN THE UNDERWORLD

Line up

  • Rick Springfield: guitars, vocals, percussions, keyboards

Voto medio utenti

Prima di tutto, sgomberiamo il campo da eventuali equivoci …”The snake king” è fondamentalmente un disco di blues, di un tipo abbastanza accessibile al “popolo” se vogliamo, ma sempre di questo si tratta.
Dopo il country di “Rocket science” continuano dunque le scorribande di Rick Springfield nei terreni del roots-rock yankee, e se siete estimatori di Kenny Wayne Shepherd, Joe Bonamassa e Robben Ford, e magari pure della blasonata tradizione del cantautorato americano (da Bob Dylan a Bruce Springsteen, passando per Tom Petty) sono sicuro che il buon (ex) dottor Noah Drake saprà curare e far fremere i vostri cuori di devoti bluesmen, convinti, però, che quei “vecchi” suoni, nelle mani giuste, possano trasmettere tante belle sensazioni persino nell’era “moderna”.
Nel programma troverete le melodie suadenti di “In the land of the blind” e della bucolica title-track, il torrido RnBThe devil that you know”, una sorta di geniale hard-blues magniloquente come “Little demon” e ancora il groove scuro di "God don’t care”, il clima rituale di “The voodoo house” e il tocco folk della splendida "Blues for the disillusioned”, a comporre un mosaico sonoro dove il feeling prevale costantemente sulla tecnica e l’urgenza espressiva è così elevata da non ridurre l’opera a una celebrazione fine a se stessa.
Ah, beh, poi ci sono pure omaggi alla tradizione ancora più rigorosi, canzoni fatte per divertire e divertirsi (“Judas tree”, "Jesus was an atheist”, “Suicide manifesto”, lo scanzonato rock n’ rollSanta is an anagram”), senza per questo banalizzare (anche nei testi, impregnati d’ironia e disincanto) oltremodo un’antica e inossidabile forma d’intrattenimento.
L’appassionata ballata “Orpheus in the underworld” chiude la raccolta in pieno ardore da storyteller contemporaneo (“roba” da far invidia a Brian Fallon …) e pone un sigillo vagamente lezioso su un disco comunque molto coinvolgente, energico e intenso.
Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, “The snake king” arriva a confermare che Rick Springfield è un artista di gran classe, indipendentemente da ogni futile distinzione tra generi musicali.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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