Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:65 min.
Etichetta:Napalm Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. TAR-CALION
  2. SILVERTINE
  3. CARCHAROTH
  4. HERUMOR
  5. BARROW-DOWNS
  6. NIGHT FELL BEHIND
  7. MIRKLANDS
  8. WITH DOOM I COME

Line up

  • Protector
  • Silenius

Voto medio utenti

Sono un fan del duo austriaco da lungo tempo, sin dal lontano ed incerto debutto "Lugburz" del 1994, e ho seguito con costante interesse la loro carriera, seppur disseminata da alti (altissimi) e bassi (mai così bassi) sino al loro ultimo disco "Old Mornings Dawn", il mio personalissimo Top Album del 2013 insieme a quell'altro capolavoro "Asa" dei Falkenbach.

Era tanta quindi la curiosità per il successore "With Doom We Come", ben 5 anni di attesa a fronte dei 7 che sono occorsi la volta precedente. Nel 2013 fu un'immediata sensazione di leggenda, stavolta purtroppo i Summoning sono incappati in un lavoro assai meno ispirato.

Sin dall'opener "Tar-Calion" la qualità del songwriting è decisamente sottotono, altalenante (in questo caso per fortuna) poichè già la successiva "Silvertine" rimette le cose a posto: a dirla tutta, probabilmente "Tar-Calion" è il brano meno riuscito di "With Doom We Come" e quindi la scelta di piazzarla in apertura è piuttosto deprecabile; a parziale giustificazione, forse "Silvertine" è la migliore, assieme alla conclusiva title-track di cui parleremo dopo.
In ogni caso mancano le hit della situazione, le "Flammifer" tanto per capirci. Inoltre ci sono due aspetti che non vanno, in primis la direzione che i Summoning stanno intraprendendo negli ultimi anni, separando la componente metal da quella atmosferica/tastieristica, sbilanciando un equilibrio che era stato finora eccezionale nell'accoppiare all'unisono queste due caratteristiche. Ne risultano brani davvero mosci e ripetitivi come "Night Fell Behind" o solo parzialmente esaltanti come "Herumor" davvero a due velocità, inizialmente stantia e solo successivamente ben realizzata.

Il secondo problema di "With Doom We Come" è il suono. La Napalm da qualche mese non fornisce più gli mp3 per questioni di pirateria (soliti colleghi "furboni" che mettono online i dischi, mah!) e quindi si avvale del solo streaming per rendere i cd fruibili per l'ascolto per le recensioni ed in queste settimane ho sinceramente pensato che la bassa resa sonora fosse un problema legato a questo.
Da due giorni (al momento in cui vi scrivo) il disco è uscito e ho potuto ascoltarlo anche su Bandcamp e Spotify, oltre che chiedere il parere di ottime e fidate orecchie che lo hanno digitalmente acquistato: il suono ha qualche problema - non che le produzioni dei Summoning siano lo stato dell'arte - ma a volte risulta quasi fastidioso, sembra quasi troppo saturo, restituisce un "effetto gracchiato" niente affatto piacevole. Inoltre i suoni appaiono esili, piatti, e per una band come i Summoning che dovrebbe fare dell'epicità e della maestosità il loro pezzo forte questo è decisamente penalizzante.

Sul finale del disco troviamo le due suite da oltre 10 minuti di durata, la prima intitolata "Mirklands" sinceramente non offre alcuno spunto particolare perlomeno fino alla sua metà, quando entrano in campo le tastiere (molto relegate in questo disco), è ossessivamente ipnotica ma senza una melodia vincente come fu la leggendaria "Land of the Dead" su Oath Bound.

A proposito di quest'ultima, la concljusiva title-track sembra davvero richiamarne la memoria, peccato che "With Doom I Come" sembri la versione povera di "Land of the Dead" a partire dalla linea vocale, veramente non all'altezza di quello che i Summoning hanno saputo fare negli ultimi anni..decenni!

Finalmente i cori (i cori!!! caspita!! in questo album sono quasi totalmente accantonati!) giungono sul finale di "With Doom We Come":
Death to light, to law, to love
Cursed be moon and stars and stars above
May darkness everlasting old
Drown Manwë, Varda and the shining sun
Arrivano infine quei brividi sulla pelle che purtroppo stavamo aspettando da quasi un'ora ma è ormai tardi ed il disco è terminato.

E' brutto? No, questo no ma certamente non è all'altezza dei migliori dischi dei Summoning, la tripletta composta dai già citati "Old Mornings Dawn", "Oath Bound" e "Let Mortal Heroes Sing Your Fame", e quindi ben abituati come siamo stati negli ultimi 15 anni resta un pizzico di amarezza e delusione.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 gen 2018 alle 15:54

Devo ancora ascoltarlo e già mi state facendo cadere le palle....

Inserito il 08 gen 2018 alle 14:42

Concordo in toto col Graz e Beppe. Album isipido, altalenante, quasi sbrigativo per come è stato realizzato. Deludente.

Inserito il 08 gen 2018 alle 11:27

Purtroppo un album che mi ha molto deluso.

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