Howling Void, The - The Darkness at the Edge of Dawn

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:38 min.
Etichetta:Avantgarde Music

Tracklist

  1. DISTANT SHORES
  2. A SEED ON STONE
  3. THE DARKNESS AT THE EDGE OF DAWN
  4. SILENCE AND THE SETTING SUN
  5. WHEN I AM FORGOTTEN

Line up

  • R.: everything

Voto medio utenti

Ryan Wilson, in arte The Howling Void, taglia il traguardo dei dieci anni di attività e celebra l'importante ricorrenza con il sesto lavoro in studio, "The Darkness at the Edge of Dawn", secondo album che viene pubblicato dalla nostra Avantgarde Music.
Se il precedente lavoro, il buon "The Triumph Of Ruin", aveva segnato l'apertura dell'americano verso una forma più accessibile di funeral doom metal, il nuovo lavoro conferma la tendenza e rende molto più fruibile la musica degli The Howling Void che abbandonano gli "eccessi" dei primi lavori e si aprono ad una forma di doom metal, sempre sinfonica, sempre triste, ma più melodica e più immediata.
Chi conosce l'artista americano sa bene che queste mie parole devono essere prese con le pinze: il gruppo non è certo diventato la nuova icona del pop e per ascoltare un album come questo, per poterlo apprezzare, è necessario il giusto stato mentale e la giusta predisposizione vista la carica di melanconia che si porta dietro, visti i ritmi lenti e angoscianti, viste le soluzioni, sopratutto delle tastiere, che strizzano l'occhio al black metal, ma è innegabile che il maggior uso della melodia, la semplificazione dei pezzi che non hanno più le titaniche durate del passato, gli intrecci acustici molto lineari, le vocals sussurrate, rendano "The Darkness at the Edge of Dawn" un dischetto dalla presa molto più immediata del passato e dall'appeal destinato ad un pubblico molto più ampio di quello che ha seguito i Nostri fino ad oggi.
Immagino che per qualcuno i "nuovi" The Howling Void possano risultare indigesti se si è rimasti legati al concetto di puro Funeral Doom Metal di capolavori come "Nightfall", ma sono convinto che questa svolta in chiave "commerciale" (attenzione alla parola) sia indovinata perché la qualità delle composizioni e delle soluzioni melodiche resta comunque elevata, sebbene diversa da quella alla quale eravamo abituati quando si trattava di un gruppo che, a mio parere, rimane si di nicchia ma assolutamente di culto.
Adesso sta a voi capite se erano meglio prima o adesso...
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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