Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:43 min.
Etichetta:Battlegod Productions

Tracklist

  1. SCARS
  2. WHEN THE LIGHTS GO DOWN
  3. LEGACY
  4. BATTLEGROUND
  5. DREAM ON
  6. WEIGHING ME DOWN
  7. WHEN WE WERE YOUNG
  8. THE ART OF LETTING GO
  9. STORM WARNING
  10. SEVENTH WONDER

Line up

  • Tony Mills: vocals
  • Pete Newdeck: vocals, drums
  • Joel Hoekstra: guitars
  • Tommy Denander: guitars, keyboards
  • Robby Boebel : guitars, keyboards
  • Neil Frazer: guitars
  • Pete Fry: guitars
  • Toine Vanderlinden: bass
  • Linda Mills: bass
  • Eric Ragno: keyboards

Voto medio utenti

Da un lato i fasti con gli Shy, dall’altro le incertezze dei TNT e tra i due estremi una carriera artistica fatta di tante collaborazioni più o meno importanti e riuscite, a cui, però, Tony Mills, grazie ad una voce straordinaria, ha sempre contribuito in maniera significativa e proficua, diventando, di fatto, uno dei cantanti inglesi più preparati e amati della sua generazione.
L’esperienza da “solista” si colloca dunque in un contesto di notevole valore, e questo quinto capitolo dal titolo “Streets of chance” arriva a confermare le doti tecniche e interpretative di un vocalist sempre “speciale”.
Dal punto di vista squisitamente esecutivo la presenza di molti ospiti prestigiosi (Joel Hoekstra, Tommy Denander, Robby Boebel, Neil Frazer, Eric Ragno e Pete Newdeck, anche produttore dell’opera), assicura un elevato profilo, mentre qualcosa di più si poteva probabilmente fare in sede compositiva, piuttosto ricca e ammaliante, ma in definitiva priva di quel “guizzo” che avrebbe potuto davvero far decollare il lavoro verso la stratosfera dell’appagamento cardio-uditivo.
AOR e sprazzi di metal melodico s’intersecano in un programma comunque parecchio godibile, impreziosito dalle vaporose armonie adulte di “Scars”,“Battleground”, “Dream on” e della radiosa “The art of letting go”, e poi tonificato dal maggiore nerbo di brani come "Weighing me down”, “When we were young”, “Storm warning” (in cui emergono nitide le ben note sfumature Tate-iane dell’ugola del nostro … ricordate i Siam?) e ”Seventh wonder”, tutto materiale di pregevole fattura.
Non male, infine, sebbene poco “caratterizzate”, la pomposa “Legacy” e la eccessivamente Journey-escaWhen the lights go down”, a completamento di un albo abbastanza lontano dall’eccellenza (senza “scomodare” gli Shy, si potrebbero citare i China Blue, anche per la comune presenza di Ragno e Newdeck ...) e tuttavia da accogliere con favore per qualità intrinseche e per averci offerto l’occasione di riascoltare un campione della fonazione modulata in eccellenti condizioni di forma.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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