Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:67 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. WAITING FOR THE SON
  2. THE TOWER OF BABEL
  3. LUKE 1:28
  4. PSALM 8
  5. GLORY TO GOD
  6. PSALM 133
  7. MAGNIFICAT
  8. ISAIAH 53
  9. MATTHEW 11:25
  10. THE TRIAL
  11. ETERNAL REST
  12. TE DEUM
  13. IF NOT YOU

Line up

  • Enzo Donnarumma: voice, guitars
  • Marty Friedman: guitars
  • Kobi Farhi: vocals
  • Ralph Scheepers: vocals
  • Mark Zonder: drums
  • Gary Wehrkamp: guitars
  • Brian Ashland: vocals
  • David Brown: vocals
  • Nicholas Leptos: vocals
  • Derek Corzine: vocals
  • Amulyn: vocals
  • Tina Gagliotta: vocals
  • Alessandro Battini: keyboards
  • Giacomo Manfredi: bass

Voto medio utenti

Fare paragoni non è mai bello, ma devo ammettere che il primo capitolo marchiato Enzo And The Glory Ensemble mi è sembrato più convincente. "In The Name Of The Son", uscito questa volta via Rockshots Records, soffre di almeno due peccati originali (giusto per rimanere in tema, ndr): un mix molto confuso - a volte da non credere - e una sorta di "sindrome di Luca Turilli" che tende a caricare eccessivamente brani in partenza ben scritti rendendoli alla fine meno incisivi.

L'inizio è promettente: "Waiting For The Son" è elegante e cinematografica, e sfocia nel metal sinfonico infarcito di cori di "The Tower Of Babel". "Luke 1:28", nonostante le intenzioni progressive, è vittima di una produzione (e anche di un'esecuzione devo dire) letteralmente scellerata, che fa il paio con la successiva "Psalm 8", a metà strada tra Queen e Nikolo Kotzev. Va meglio con "Glory To God" - dai connotati gospel (e dall'inspiegabile chiusura thrash in fade) - e con "Psalm 133", traccia snella e immediata che vanta la partecipazione di Kobi Farhi. Anche "Magnificat" va sicuramente citata tra gli highlight del full-length, con il suo sound morbido, evocativo e verdiano che mette a sistema elementi lirici e melodrammatici. "Isaiah 53" è power alla maniera degli Helloween e dei primi Avantasia, e anticipa un altro episodio da "musica da film" come "Matthew 11:25". "The Trial" è lunga e sfaccettata, e ricorda certe cose dei Ten di Gary Hughes prima di rimandare in modo abbastanza evidente a "Jesus Christ Superstar" - e di concedersi un piccolo momento death a base di growl e blast beat che convoglia nella coda "Eternal Rest". Anche "Te Deum" funziona, con l'attacco alla Europe (ho pensato a "Superstitious") e il break da headbanging, mentre il finale è lasciato alla power ballad "If Not You" e ricalca le intenzioni di "Maybe You" su "In The Name Of The Father".

La prova è sicuramente positiva, ma non nascondo un po' di delusione dopo un ammirevole esordio come quello datato 2015. Riuscirà Enzo Donnarumma a rifarsi con "In The Name Of The Holy Ghost"? Io tifo per lui.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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