Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:56 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. GUILT
  2. HARD TO FACE
  3. OPEN YOUR EYES
  4. WE ARE LEAVING
  5. ANGRY CONCERN
  6. AVENGE
  7. REVERE
  8. UNFORGIVABLE
  9. EVERDRIVE
  10. FAME AND SILENCE

Line up

  • Darran Charles: vocals, guitars, keys, synths
  • Dan Nelson: bass
  • Gavin Bushell: guitars, synths
  • Tom Price: drums

Voto medio utenti

Spesso un po' di fortuna aiuta. Può succedere che al "critico giusto" arrivi il tuo disco, lo esalti, susciti l'interesse di un artista (nello specifico Bruce Soord dei The Pineapple Thief) e conseguentemente della sua etichetta (la Kscope), e il gioco è fatto, ti ritrovi in giro per il mondo a suonare la tua musica e quella del tuo artefice e arrivi carico come una molla in sala d'incisione per sfornare un nuovo album che sarà sicuramente un capolavoro.

O forse no?

I Godsticks non hanno niente del "tipico" gruppo Kscope, né in termini di inventiva né in termini di originalità. Di prog non c'è nemmeno l'ombra - ma questo non è necessariamente un aspetto negativo - e le (modeste) composizioni sono sorrette quasi esclusivamente dal chitarrismo e dalla voce di Darran Charles, di sicuro il "migliore in campo".

"Guilt" ci fa fare un tuffo negli Anni Novanta dalle parti di Seattle o di Los Angeles, tra riff granitici e armonie spigolose. "Hard To Face" gioca con gli accenti ritmici e strizza l'occhio all'hard rock di tendenza di Nickelback o Alter Bridge, prima di "Open Your Eyes", una versione annacquata dei Rage Against The Machine o degli Audioslave. "We Are Leaving" - per quanto scontata - è la canzone giusta al posto giusto, soft e melodica, in contrasto con la successiva "Angry Concern", che mi ha fatto pensare ai System Of A Down. "Avenge" è un riuscito esperimento incentrato sui tempi dispari che inaspettatamente - e non so quanto volutamente - rimanda a certe soluzioni care ai Symphony X, e sfocia in "Revere", dove il rullante assassino di Tom Price non smette di perseguitarci (ma devo riconoscere un bell'intermezzo strumentale). L'inconcludente "Unforgivable" prelude a "Everdrive", episodio sfaccettato e ricercato che, nonostante qualche scivolone, tributa in maniera credibile i (defunti?) Tool dei tempi d'oro. Il finale (dal titolo "Fame And Silence") è disorientante e monotono, e ha qualcosa dei King Crimson di "Discipline", senza però un decimo dell'incisività e dell'estro della band di Fripp.

Tanto rumore per nulla? Secondo me sì.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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