Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2017
Durata:64 min.
Etichetta:Ván Records

Tracklist

  1. IUDICIUM DEI
  2. SANCTIMONIOUS
  3. A SERPENT IN THE PULPIT
  4. PENALIZED
  5. SCRUPULOSITY
  6. SINLESS
  7. DIE ENGELMACHERIN
  8. A QUEST FOR BLOOD
  9. THE HOUND OF HEAVEN
  10. ON CHOIR STALLS
  11. DARK HOSANNA
  12. BORN FROM SIN
  13. THERE IS NO GOD

Line up

  • Katte: guitars
  • Rob: guitars
  • Meister Cagliostro: vocals
  • Chris: bass
  • J.P.: drums

Voto medio utenti

Sareste contenti di fare una partitella a calcetto con il sosia di Ibrahimovič? Di conversare al pub con un attore che somiglia terribilmente ad Al Pacino? Vi piacerebbe buttarlo in cu.. no, diciamo scop... dai, vi piacerebbe prendere un caffè con una tizia che ricorda l'Edwige Fenech dei gloriosi film anni '80?
Probabilmente le risposte a queste domande sarebbero un "sí, beh, carino dai" oppure "per un'attimo può essere divertente".

Siamo a queste conclusioni anche con gli Attic, band tedesca che arriva oggi al secondo disco e che continua la sua opera di scopiazzamento-tributo ai mitici Mercyful Fate e King Diamond. Come il precedente "The Invocation", anche il nuovo "Sanctimonious" è un disco tutt'altro che brutto, solo è davvero troppo derivativo. Quando scegli di ispirarti ad una band particolare come quelle il cui il frontman è il Re Diamante e ne ricalchi tutti i crismi, devi contemporaneamente confrontarti con quanto prodotto dalle band originali e... alla fine ne esci a pezzi. Un po' perché quando si parla dei Fate o del King solista si parla di dischi che vanno dal bello al capolavoro e non è tanto semplice replicarne i fasti, soprattutto senza l'abilità e le idee dei musicisti originali.
"Sanctimonious" è un disco che si ascolta con piacere un paio di volte, alcune canzoni non sono male e può persino materializzarsi sulla faccia un sorriso di compiacimento. Ma poi ti volti, guardi tra i tuoi dischi e vedi la copertina di Melissa, di Conspiracy, di Time... e ti viene automatico pensare "beh, ma se devo ascoltare degli imitatori, allora mi ascolto gli originali". Ed il discorso è tutto qui.
Certo, il signor Cagliostro svolge un ottimo lavoro e la sua ugola in diversi frangenti è fottutamente uguale (no dai, simile) a quella di Kim Bnedix, le chitarre tirano fuori riff che non sono affatto male e le atmosfere sinistre si avvertono ma... la varietà è limitata e, soprattutto, è impossibile cancellare quel senso di "finto" che pervade il tutto.

Immagine
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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