Copertina 7

Info

Anno di uscita:2005
Durata:40 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PUSSY TIME
  2. COME ON COME ON
  3. GOING DOWN SWINGING
  4. GOOD NIGHT FOR A HEARTATTACK
  5. HATE AND WHISKEY
  6. LAZY WHITE BOY
  7. HELL AIN’T WHAT IT USED TO BE
  8. ONE WAY DOWN
  9. RAISIN HELL AGAIN
  10. ATLANTA’S STILL BURNIN
  11. NUTBUSH CITY LIMITS
  12. MEANER THAT MY MAMA
  13. SNOWBLIND

Line up

  • Blaine Cartwright: guitar, vocals
  • Ruyter Suys: lead guitar
  • Karen Exley: bass
  • Jeremy Thompson: drums

Voto medio utenti

Ascoltando l’ultimo lavoro dei Nashville Pussy mi è sorto spontaneo un parallelo con i Turbonegro, anch’essi freschi di nuovo album. Non tanto un discorso di somiglianze stilistiche, quanto un’analogia sul percorso di mutamento in fatto di attitudine. Entrambi i gruppi fecero il botto all’esordio puntando forte su atteggiamenti trasgressivi e provocatori, una sguaiatezza ruspante condita da elementi umoristici piuttosto volgari con l’aggiunta nel caso degli scandinavi di riferimenti sinistri e triviali, mentre per gli americani di un erotismo da caserma sbattuto in faccia al pubblico. Il tutto sostenuto da grande personalità, indole dissacrante ed aspetti punkeggianti, con il risultato di ottenere lo status di piccoli fenomeni underground.
Col tempo è stato logico ed inevitabile che tale grezza irruenza s’incanalasse in una forma più definita e di maniera, seppur sempre di ottimo impatto rock’n’roll. Ed è questo che emerge dal nuovo disco dei Nashville Pussy, un altro classico esempio di dirty-rock ad alto voltaggio ma non più sorprendente ed eccitante come agli esordi.
Va detto che la coppia (anche nella vita) Cartwright-Suys non ha lesinato gli sforzi per realizzare l’album definitivo, compreso l’affidarsi allo smagato produttore Daniel Rey, già miracoloso con i Ramones e soprattutto con gli eroi sudisti Raging Slab. Proprio l’incremento delle vibrazioni southern è la vera novità di questo “Get some”, una calda atmosfera boogie-rock da notare sparsa in giro, esempio nella rocciosa “Going down swinging”, nel breve ma gustoso slow “Hate and whiskey” o ancora nella torbida “Snowblind”, dove la somiglianza con gli Slab è davvero accentuata. Per il resto tutto nella norma, hard rock sporco, ruvido ed incandescente a base di alcool e “pussy” nella tradizione di questa band, citiamo le ottime “Good night for heartattack”, “One way down” e l’apoteosi iniziale “Pussy time”, un titolo una garanzia. Non mancano i temi più smussati ed orecchiabili, vedi “Come on come on” o “Atlanta’s still burnin”, ma sempre con tiro tosto e sostanza anthemica.
Il quartetto di Atlanta prosegue sicuro nella sua formula ormai consolidata e ci offre un valido lavoro, con il solo difetto di aver perso il fattore sorpresa ed un po’di smalto provocatorio e ribelle.

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