Copertina 6

Info

Anno di uscita:2017
Durata:51 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. CAN'T GET ENOUGH
  2. GETAWAY
  3. ROLL THIS JOINT
  4. FREAK FLAG
  5. WASTED
  6. STILL WILD
  7. MAKE A WAY
  8. RENEGADES
  9. THE ROAD
  10. SHAME
  11. KNOCK EM DOWN

Line up

  • Frankie Banali: drums
  • Alex Grossi: guitars
  • Chuck Wright: bass
  • James Durbin: vocals

Voto medio utenti

Credetemi, ci ho provato con tutte le forze ad analizzare il nuovo lavoro dei Quiet Riot senza lasciarmi travolgere dai ricordi, da un passato che non si sa bene il “perché”, è sempre migliore del presente, eppure anche così “Road rage” rimane un prodotto mediocre, pressoché privo di una vera “anima”.
E poi comunque la mettiate, c’era sempre la questione “blasone” da onorare, quello della prima band di Randy Rhoads, capace di un successo stratosferico come "Metal health" e artefice di un piccolo capolavoro (ampiamente sottovalutato) dell’hard-rock blues cromato del calibro di “Quiet Riot”.
I Quiet Riot del 2017, coagulati attorno agli storici Banali e Wright (ma anche Grossi è ormai da parecchio tempo membro del gruppo), non possiedono più né l’irresistibile ruffianeria (un po’ “caciarona”) degli esordi e né la pulsante tensione espressiva del 1988, non riescono a celebrare adeguatamente la loro “storia” e si limitano a offrirne una rilettura abbastanza sbiadita, perdendosi in composizioni piuttosto superficiali ed epidermiche.
Nemmeno il nuovo vocalist James Durbin, prelevato “addirittura” dalle finali del talent show American Idol, riesce a imprimere vitalità al repertorio e anzi finisce, con il suo timbro prevalentemente registrato sugli acuti, per affossare ulteriormente un songwriting che sembra voler seguire le orme di dei campioni del settore con la stessa “timidezza” che ci si aspetta da un esordiente ancora poco “strutturato” sotto il profilo artistico.
Non molti i momenti, in qualche modo, da segnalare … le graziose “Can't get enough” e “Freak flag”, le scosse tra Aerosmith e Twisted Sister di “Getaway”, gli Zeps e gli ‘Snakes omaggiati in “Roll this joint” e nella bella "Still wild” e ancora la rootsy "Make a way” e la sentimentale “Road” sono i momenti più efficaci di un programma complessivamente un po’ troppo blando per aspirare seriamente a un “posto al sole” nella frenetica scena musicale del terzo millennio.
Ho l’impressione che nemmeno “Road rage” riuscirà a risollevare i Quiet Riot da quell’anonimato in cui sono sprofondati dopo i fugaci anni d’oro della loro esistenza ... peccato, anche perché in questa maniera ci costringono davvero a passare per “nostalgici” …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 ago 2017 alle 08:39

Io gli avrei dato 4! Improponibili e fastidiose le vocals del nuovo arrivato (talent show? Bah...), songwriting legnoso e senza il minimo appeal Che delusione...

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