Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:58 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. THE GRAIL
  2. JEKYLL AND HYDE
  3. TRAVELLERS
  4. A MAN FOR ALL SEASONS
  5. IN MY DREAMS
  6. WILD KING OF WINTER
  7. PARAGON
  8. WELCOME TO THE FREAK SHOW
  9. LA LUNA DRA-CU-LA
  10. INTO DARKNESS

Line up

  • Gary Hughes: vocals, guitars, backing vocals
  • Dann Rosingana: guitars, lead guitars
  • Steve Grocott: guitars, lead guitars
  • John Halliwell: guitars
  • Darrel Treece-Birch: keyboards, programming
  • Steve Mckenna: bass guitar
  • Max Yates: drums and percussion

Voto medio utenti

Lo confesso, mi aspettavo di più dal nuovo album dei Ten. Il super-anticipato “Gothica” è stato lanciato talmente bene da far credere a tutti all’arrivo di un nuovo capolavoro di Gary Hughes e soci dopo i poco interessanti “Albion” e “Isla De Muerta”.

Un passo avanti è stato fatto, senza dubbio, ma le tante affinità con i brani meglio riusciti del recente passato - periodo “Once And Future King” e “The Twilight Chronicles” in particolare - un po’ di amaro in bocca inevitabilmente lo lasciano.

L’inizio è all’insegna dell’epicità: “The Grail” (con qualche spruzzata di elettronica non necessaria) risulta però un po’ scarica, e lascia intuire che qualche BPM in più in apertura del full-length non avrebbe guastato. “Jekyll And Hyde” è più tirata, ma sempre ultramelodica, e rimanda al secondo capitolo della rock opera di Hughes su Re Artù. “Travellers” è una power ballad ispirata e dal forte sapore Eighties, e anticipa “A Man For All Seasons”, mid-tempo - con l’incipit preso “paro paro” da quello di “Elysian Fields” - che fa il paio con la successiva e insipida “In My Dreams”. “The Wild King Of Winter” è un brano più heavy nelle intenzioni, caratterizzato dal bel solo di synth di Darrel Treece-Birch, e sfocia nella splendida “Paragon”, ballad eccezionale di quelle che solo il buon cantante inglese sa scrivere. “Welcome To The Freak Show” mette maldestramente a sistema “Beat It” di Michael Jackson e “You Give Love A Bad Name” dei Bon Jovi (sì, avete letto bene, ndr), prima di “La Luna Dra-Cu-La”, che scimmiotta la classicissima “Forevermore” conferendo in compenso un taglio più purpleiano al sound complessivo. Il commiato è elegante anche se a tratti troppo zuccheroso, e risponde al nome di “Into Darkness”.

Una prova sicuramente positiva che però “paga lo scotto” delle troppe autocitazioni. Caro Gary, tieni duro almeno tu, te lo chiedo per favore…

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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