Copertina 5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:78 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. 13
  2. ANSWER ME
  3. THE APPLE
  4. BEG
  5. ALONE
  6. KEK
  7. CLARITY
  8. PAUSE
  9. MR. MIME
  10. ISOLATION
  11. DENIAL
  12. THE WANDERER

Line up

  • Max Portnoy: drums
  • Thomas Cuce: vocals, keyboards
  • Derrick Schneider: guitars
  • Kris Rank: bass

Voto medio utenti

“Presuntuoso” è il primo aggettivo che mi sovviene pensando al nuovo album dei Next To None. Presuntuoso perché cerca maldestramente di stravolgere alla radice il suono - di certo discutibile - del suo predecessore; presuntuoso perché è davvero un’impresa titanica arrivare alla fine dei suoi 78 minuti; presuntuoso perché la giovane band di Max Portnoy - figlio del ben più noto Mike - ha oggettivamente troppa fiducia nei propri mezzi tecnici e nelle proprie capacità compositive per essere in qualsiasi modo giustificata.

Era difficile fare peggio dell’esordio “A Light In The Dark”, eppure i Next To None non hanno mancato di tanto questo ambizioso obiettivo. Se prima la colpa si poteva dare a un tentativo scellerato e malriuscito di suonare prog metal ultra-contaminato, stavolta il quartetto ha pensato bene di disfarsi completamente del bagaglio progressivo per ispirarsi a quanto di peggio il mercato discografico heavy mainstream ci ha regalato negli ultimi anni (metalcore, nu-metal e robaccia così che giusto uno “stomaco de fero” come Graz ha il coraggio di affrontare e recensire).

Vogliamo parlare della musica? Parliamone. Parliamo della disordinata “Answer Me” e del suo Bignami di cliché del batterismo metal. O dell’inspiegabile “Beg”, un po’ Slipknot un po’ Luna Park. Parliamo poi della coda dell’estenuante e prevedibile “Kek” che scimmiotta parimenti Avenged Sevenfold e Linkin Park. E “Clarity” invece, con il rifframa di scuola “Train Of Thought” (a sua volta di scuola Pantera)? E dei 20 minuti di “nulla” di “The Wanderer” cosa vogliamo dire? Concediamo l’onore delle armi giusto all’accettabile - ma non entusiasmante - “Alone” e fermiamoci qui che è meglio.

Poteva essere il “disco della riscossa”, ma “Phases” non fa altro che dare ulteriore credito alle (tristi) congetture emerse ai tempi del sopraccitato “A Light In The Dark” (“raccomandati”, ndr).

Di solito - quantomeno - si tende a fare tesoro degli errori passati: cosa stanno aspettando i Next To None in tal senso?

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 ago 2017 alle 08:14

Nelle parti ritmiche e incazzate ancora ancora ci stanno dentro anche se è roba già sentita 20 anni fa. Le parti melodiche sono merda pura, maledetto metalcore.

Inserito il 24 lug 2017 alle 14:10

Ahahhah l'apoteosi dello schifo

Inserito il 22 lug 2017 alle 16:05

"scimmiotta parimenti Avenged Sevenfold e Linkin Park"..... minchia che bello.....

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