Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:39 min.
Etichetta:Ghost Label Record

Tracklist

  1. CHANGE REALITY
  2. INNOCENCE BETRAYED
  3. LIMITS
  4. LIAR
  5. GET LOST!
  6. REALIZED
  7. YOU AND ME
  8. FALSE FRIENDS
  9. FORLORN
  10. NEVER AGAIN
  11. NO REMORS

Line up

  • Riccardo Lorenzini: vocals
  • Luca Birocco: lead guitar
  • Enrico Ferdusi: bass
  • Davide Porcelli: drums
  • Davide Cristofoli: keyboards & synths

Voto medio utenti

[ ... Non possiamo far altro che sperare in un nuovo lavoro, magari più libero da influenze passate e che esprima il meglio che questo gruppo può e deve dare al panorama musicale nostrano... ]

Con queste parole era terminata la mia recensione del primo lavoro del gruppo Egosystema intitolato "Dentro Il Vuoto".
Vediamo allora se ciò che avevamo auspicato si è realizzato.
Il primo evento che ha contribuito a questo tentativo è stato il cambio di line up. La voce viene affidata a Riccardo Lorenzini e la chitarra a Luca Birocco.
Il secondo aspetto è stata la scelta di utilizzare la lingua inglese per tutti i brani.
Il terzo è la presenza di Davide Cristofoli, già tastierista e musicista per Fabio Lione.
E il quarto ed ultimo elemento è stato quello di strutturare l'album con una narrativa specifica che vede come tema portante un triangolo amoroso fatto di gelosie, invidie e amore.
Tutto questo nuovo vento si sente fin dalla opener "Innocence Betrayed" che cristallizza la sonorità pesante e compatta della chitarra amalgamata benissimo agli arrangiamenti del tastierista, che si concentrano nei passaggi dal piano al synth eseguiti con disinvoltura e armonia.
Tuttavia, il brano che è stato utilizzato come singolo per l'uscita del disco non esaurisce  la proposta del gruppo.
"Limits" infatti apporta un aspetto più soft ed incentrato sulle linee vocali che crescono fino al refrain dotato di una buona dualità ed alternanza. Azzeccato anche lo stacco di tastiera attorno al terzo minuto che precede un assolo di chitarra ricercato ed attento.
La presenza di sonorità elettroniche vede la regia di Cristofoli e "Liar" inizia proprio con un buon riff da tasti bianchi. Il brano incarna l'aggressività e la passione che il gruppo vuole imprimere all'opera, ma stemperata dalla sua durata relativamente breve.
Si rimane sulla stessa linea anche con "Realize" dove il cambio di tempo e nuovamente le tastiere donano peculiarità al pezzo.
Personalmente se avessi dovuto scegliere un singolo per promuovere l'album avrei optato anche per "Get Lost". Immediato, radiofonico, incalzante ed anche più ritagliato a misura della voce che, coadiuvata dai cori, si impone.
Come da copione, a metà del disco arriva l'immancabile lento che a sorpresa inizia assomigliando a "In Bloom" dei Nirvana. Successivamente però la voce si riscopre più morbida, sottile e nel refrain, che non poteva essere più commerciale di così, vi sono tutti gli elementi per un hit-piece da classifica, compreso l'assolo melodico di chitarra.
Finito l'interludio si torna con "False Friends" verso lidi che strizzano l'occhiolino agli Alter Bridge, in particolare nei momenti di rallentamento.
Bsogna dire che innegabilmente la grande protagonista dell'intera opera è la voce di Lorenzini. Non ci sono dubbi sull'estensione o sulla potenza, ma il timbro può non essere apprezzato appieno. Sicuramente non lascia indifferenti e in "Forlom", con il suo giro minimale, le viene dato ampio spazio seppur minore risalto in fase di produzione e volume.
Non contenti i membri del gruppo ripartono all'attacco con "Never Again", veloce e potente con l'ormai onnipresente tastiera che arricchisce il brano con fraseggi e stacchi.
Il disco per me poteva finire qua. Avevano esaurientemente dimostrato di avere la capacità di produrre musica molto più personale, qualitativamente migliore e slegata anche da influenze italiche del loro giovane passato.
Eppure no. Il finale viene affidato a "No Remorse" dove si abbinano nel refain richiami quasi screem con riff di tastiera che lo alleggeriscono rendendolo più fluido e scorrevole.
Mancanze si possono trovare nell'eccessiva similitudine dei suoni o in alcuni attacchi dei brani, nel timbro di voce ibrido o nella brevità di alcuni pezzi che possono risultare puri fillers.
Tuttavia il disco passa sotto pelle al secondo ascolto, quando i piccoli dettagli acquistano rilievo.
In conclusione, è da riconosce lo sforzo fatto dal combo nostrano nonostante impegni vari, che tra famiglia e lavoro non hanno rinunciato alla loro passione per la musica. Questo è il frutto di dedizione, sacrifici e rinunce e merita quindi il riconoscimento dovuto.

A cura di Pasinato Giovanni

Recensione a cura di Ghost Writer

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