Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2017
Durata:39 min.
Etichetta:Soulseller Records
Distribuzione:Soulfood

Tracklist

  1. THE LAST HOUR
  2. OMINOUS HORRORS
  3. MONOLITH OF THE MALIGN
  4. THE CURSE
  5. DARK INTENTIONS
  6. INFLICTING MISERY
  7. RESURRECTED
  8. A HAUNTED PALACE

Line up

  • Jonny Pettersson: guitar, vocals
  • Håkan Stuvemark: guitar
  • Hannah Gill: bass
  • Jon Rudin: drums

Voto medio utenti

Cito dalla presentazione della Soulseller Records in fase di presentazione del disco di esordio degli svedesi Pale King:
"La band nasce nel 2016 per volontà di Jonny Pettersson e Håkan Stuvemark (Wombbath) con l'intento di suonare melodic death metal a forti tinte old school, combinando sonorità tipiche di Paradise Lost, Amorphis ed Unanimated".
Ebbene dopo svariati ascolti di questo "Monolith of the Malign" (che -a giudizio di chi vi scrive- è un titolo grandioso) devo dire che il combo scandinavo non arriva nemmeno vicino ai colossi menzionati.
E non perchè il platter manchi di qualità: è ben prodotto, arrangiato con mestiere e dai suoni perfettamente bilanciati; il problema è l'originalità della proposta, uguale a mille altri dischi di death metal di stampo svedese usciti nell'ultimo ventennio.
Quindi riffs sufficientemente veloci e dalle spiccate tinte melodiche, tappeto ritmico granitico e potente ed un growling soffuso (tipico di Niilo Sevänen degli Insomnium ma molto meno evocativo e vario) che miscelati offrono sicuramente un sound "che prende" sul "qui ed ora" ma non scava oltre la superficie.
Dovendo citare gli episodi più riusciti del disco direi "Ominous horrors" e "Dark Intentions" che regalano momenti molto aggressivi e tirati alternati a movimenti più doomeggianti e riflessivi.
La title track "Monolith of the Malign" ha un mood trascinante ed azzeccato ma - come le buone "Resurrected", "The Curse" ed "Inflicting Misery" (solo per nominarne qualche altra)- non riesce ad avere quel guizzo, quell'intuizione, quel coraggio tale da elevare la qualità della release che resta saldamente ancorata al già sentito.
In conclusione resta la forte sensazione di un'occasione sprecata, di un disco che si perderà tra le migliaia di dischi di death svedese suonati bene, ben prodotti ma incapaci di quel quid in più in grado di distinguere il capolavoro unico dalla produzione in serie.
Penso si possa tranquillamente passare oltre....
Recensione a cura di Alessandro Zaina

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