Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:20 min.
Etichetta:M-Theory

Tracklist

  1. DEFY THE BLADE
  2. RATTEN KRIEG
  3. THE DAMNED
  4. FUTURE KILL
  5. OUR DEAD EARTH

Line up

  • Kevin Doughty: drums
  • Billy Garoutte: guitars
  • Pete Aguilar: bass
  • Jaques Serrano: vocals

Voto medio utenti

SI respira aria buona in casa Cultural Warfare, una band che pare esser stata scongelata dopo 20 e passa anni di ibernazione e che, cosa buona e giusta, si dedica con passione ad un genere che ha fatto la storia del metal ma che oggi è pressochè abbandonato e sicuramente snobbato dai più, sia che si tratti di label sia che si tratti di pubblico, purtroppo ormai completamente incline verso i movimenti più moderni e modaioli che il music business, ampiamente radicato anche nel metal, ci propone.

Ovvio che di spazio per una band che cita come propri riferimenti i vecchi Metallica, Exodus, Death Angel, Testament, Forbidden e Vio-lence ce ne sia poco, ma ogni tanto farsi un tuffo in quelle atmosfere senza dover per forza rimettere su uno di quei vecchi ed immortali cd fa sempre piacere.

Tuttavia la proposta dei quattro californiani non può reggere minimamente il confronto con quel colossi per una serie di motivi in realtà molto semplici: le parti potenti non sono abbastanza potenti, le parti melodiche non sono così melodiche, la voce pur restando fuori dai parametri del growl e mantenendosi solo su binari arrabbiati non è così carismatica sebbene riesca a convincere ascolto dopo ascolto.

Ecco, pur essendo un EP, "Future Kill" è un disco che ha bisogno di qualche ascolto per decollare ed essere assimilato al meglio, che lo sappiamo meglio di tutti che un certo tipo di thrash necessita di attenzione, di maturità, di un giusto approccio "cerebrale" che logicamente i lobotomizzati 20enni di oggi non riescono minimamente a possedere.

Detto questo, pur metabolizzati e studiati (come ha fatto il sottoscritto in quasi un mesetto di ascolto) non è che i Cultural Warfare facciano gridare al miracolo, specie in qualche brano sotto le attese tipo "The Damned", peraltro cantato più basso degli altri tanto che pare di ascoltare Chris Boltendahl dei Grave Digger (e non lo sto scrivendo come fosse un complimento), ma rimane comunque un ascolto gradevole, specie per i nostalgici dell'epoca.

Da segnalare gli assoli, tutti molto esaltanti e di gran gusto, ed il brano "Ratten Krieg", il migliore del lotto, che curiosamente si intitola come il primo EP della band, uscito nel 2012.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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