Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:88 min.
Etichetta:Mascot Label Group

Tracklist

  1. THE DAY THAT THE WORLD BREAKS DOWN
  2. SEA OF MACHINES
  3. EVERYBODY DIES
  4. STAR OF SIRRAH
  5. ALL THAT WAS
  6. RUN! APOCALYPSE! RUN!
  7. CONDEMNED TO LIVE
  8. AQUATIC RACE
  9. THE DREAM DISSOLVES
  10. DEATHCRY OF A RACE
  11. INTO THE OCEAN
  12. BAY OF DREAMS
  13. PLANET Y IS ALIVE!
  14. THE SOURCE WILL FLOW
  15. JOURNEY TO FOREVER
  16. THE HUMAN COMPULSION
  17. MARCH OF THE MACHINES

Line up

  • Arjen Anthony Lucassen: electric and acoustic guitars, bass guitar, mandolin, analog synthesizers, Hammond, Solina Strings
  • Ed Warby: drums
  • Joost van den Broek (ex-After Forever): grand and electric piano
  • Ben Mathot: violin
  • Maaike Peterse (Kingfisher Sky): cello
  • Jeroen Goossens (ex-Pater Moeskroen): wind instruments
  • Paul Gilbert: guitar solo
  • Guthrie Govan (The Aristocrats, ex-Asia): guitar solo
  • Marcel Coenen (Sun Caged): guitar solo
  • Mark Kelly (Marillion): synthesizer solo
  • James LaBrie (Dream Theater): vocals as The Historian
  • Tommy Karevik (Kamelot, Seventh Wonder): vocals as The Opposition Leader
  • Tommy Rogers (Between the Buried and Me): vocals as The Chemist
  • Simone Simons (Epica): vocals as The Counselor
  • Nils K. Rue (Pagan's Mind): vocals as The Prophet
  • Tobias Sammet (Edguy, Avantasia): vocals as The Captain
  • Hansi Kürsch (Blind Guardian): vocals as The Astronomer
  • Mike Mills (Toehider): vocals as TH-1
  • Russell Allen (Symphony X): vocals as The President
  • Michael Eriksen (Circus Maximus): vocals as The Diplomat
  • Floor Jansen (Nightwish): vocals as The Biologist
  • Zaher Zorgati (Myrath): vocals as The Preacher

Voto medio utenti

Premetto dicendo che in questa sede parlerò solo di musica: non chiedetemi di entrare nel dettaglio dei testi della nuova saga ideata da Lucassen (che comunque è un prequel della “Forever/Planet Y Saga”) perché non lo farò (se Gandy vuole dire la sua a riguardo tanto meglio).

Arjen Anthony Lucassen ogni tanto ci ricasca. È successo con “Flight Of The Migrator” (da cui di fatto è scaturito il progetto Star One), è risuccesso con “01011001” (e lì ci si è messa la vicenda personale dell’olandese) e dato che “non c’è due senza tre” capita nuovamente con questo “The Source”.

“Ma di cosa cavolo starà parlando il Gab?” vi starete, a ragione, chiedendo.

Il mio peccato originale è quello di essere un fan del “Lucassen progressivo” più che del “Lucassen metallaro” (nonostante consideri i due volumi a nome Star One due gioiellini) e dagli Ayreon io mi aspetto che l’ago della bilancia propenda verso il primo Lucassen. Certo, il cast faceva presagire una direzione stilistica abbastanza precisa, ma alle mie orecchie la nuova rock opera del mastermind di Hilversum suona troppo come un terzo album dei sopraccitati Star One.

“The Theory Of Everything”, per stessa ammissione del compositore, è stato il suo “album prog” e le vendite, sempre per sua stessa ammissione, non gli hanno dato ragione (motivo per il quale InsideOut Music non si è fatta troppi scrupoli a “cederlo” alla sempre più agguerrita Mascot, come avrete sicuramente colto dall’intervista). “The Source” va invece sul sicuro dalla prima all’ultima nota, con cantanti (mercenari?) collaudati, ormai da anni “sempre gli stessi” (ci mancava pure Tobias Sammet), e chitarroni heavy in primo piano a discapito delle (solitamente e piacevolmente) onnipresenti tastiere dal sapore vintage.

“The Source” convince quando ha coraggio: convince quando Michael Mills ha carta bianca (il coro “0/1” di “The Day That The World Breaks Down”, i richiami queeniani di “Run! Apocalypse! Run!” o di “Aquatic Race”); convince quando punta su toni più rilassati (“Sea Of Machines”, “All That Was”, gli echi pinkfloydiani di “The Source Will Flow”) o sulla classe di certi guest (il clamoroso solo di Govan in “Planet Y Is Alive!” o la magia di Mark Kelly su “The Dream Dissolves”); convince quando non ha paura di guardare con orgoglio e senza nostalgia al passato (l’hammond alla ELP di “Everybody Dies”, i toni alla Jarre di “Bay Of Dreams”).

Allo stesso modo però “The Source” convince meno quando si affida a soluzioni troppo “facili”: convince meno quando si autocita (“The Day That…”, all’ingresso di Allen, fa il verso ad “Amazing Flight In Space”, “Into The Ocean”, dal piglio purpleiano, è molto simile a “Sandrider”, “The Human Compulsion” rimanda esplicitamente al finale di “The Human Equation” - anche se probabilmente è voluto - e l’elenco potrebbe proseguire); convince meno quando vuole suonare “cattivo” a tutti i costi (penso alla seconda metà di “Condemned To Live” o al break killer della sopraccitata “The Dream Dissolves” - ma anche qui gli esempi potrebbero essere molteplici); convince meno quando, nonostante il coraggio di cui sopra, strizza l’occhio a sonorità che non gli competono (l’heavy-folk di “Deathcry Of A Race”, un po’ lirico, un po’ oriental).

La prova complessivamente è discreta, ma non è “il capolavoro” che mi sarei aspettato da un album marchiato Ayreon. Stavolta, ahimè, il fan (un po’ deluso) ha vinto sul critico (che dovrebbe essere oggettivo a prescindere): se volete crocifiggermi per questo fate pure…

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 apr 2017 alle 13:30

Allora penso che quest'album ti piacerà molto..

Inserito il 22 apr 2017 alle 11:43

Flight Of The Migrator per me resta il suo picco discografico

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