Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2017
Durata:50 min.
Etichetta:Soulseller Records
Distribuzione:Soulfood

Tracklist

  1. INFIDELS
  2. AXIS
  3. HEARTLESS
  4. A TWO WAY PATH
  5. COMMUNION
  6. NOW I BLEED
  7. ARSONIST
  8. THE OATH
  9. PORCELAIN IDOLS
  10. MAGNA ADVERSIA

Line up

  • Mantus: guitars, bass
  • Triumphsword: vocals
  • Asgeir Mickelson: drums (guest)

Voto medio utenti

Basta l'iniziale, devastante, "Infidels" per capire come "Magna Adversia", sesto lavoro in studio per i brasiliani Patria, sia un album speciale.
In breve, black metal al suo meglio: intenso, suonato in maniera egregia, gelido ma al contempo melodico, tagliente, affascinante nella sua iconoclasta violenza, immenso e misantropico.
Il duo di Carlos Barbosa, in questa occasione diventato terzetto grazie ai servigi di Asgeir Mickelson (Borknagar, Ihsahn, Vintersorg, Spiral Architect tra gli altri...) alla batteria, conferma il suo ruolo di primissima grandezza nella scena estrema, non solo sud americana, ma mondiale, grazie ad un lavoro che non ha nessun punto debole e che fa della qualità il suo marchio.
Ogni singolo brano, ogni blast beat, ogni lacerante urlo di un T.sword in stato di grazia, ogni pattern di chitarra del mastermind Mantus, compositore sopraffino, ogni melodia, ogni suono (l'album è co-prodotto da Øystein Brun), tutto, ma proprio tutto, è concepito con gusto e squisita raffinatezza.
I Patria sono in grado di annichilire l'ascoltatore con il gelo delle proprie note, sono in grado di scioccarlo con la maestosità delle pulsanti melodie, sono in grado di sorprenderlo con soluzioni "diverse" ed in qualche modo lontane dall'estremo, sono capaci, cioè, di scrivere musica che sa emozionare, a prescindere che l'emozione sgorghi dal nero assoluto del black metal nel quale sprofondiamo quando il gruppo, indemoniato, distrugge ogni cosa, o dall'improvviso, delicato, arpeggio che scioglie la tensione nel più soffice dei momenti armonici.
"Magna Adversia" è, dunque, il classico album in grado di riconciliarti con un intero genere perché fatto di canzoni splendide, suonate con passione, aperte ad influenze svedesi, sebbene non manchino richiami a Celtic Frost e Darkthrone, ma personali nel loro intimo, che ti sbattono in faccia la loro furia ed il loro sdegnoso ghigno lasciandoti attonito di fronte ad un muro sonoro, che non è solo black metal o death metal, il quale ti sovrasta dall'alto delle sue inarrivabili traiettorie epiche e brutali che solo i migliori possono "scrivere" con questa apparente semplicità ed efficacia.
Siamo forse di fronte al disco black dell'anno?
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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