Copertina 4,5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2017
Durata:38 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. THE FINAL COVENANT
  2. THE NAZARENE BASTARD CROWNED
  3. BURNING TRIDENT
  4. DESTROYER OF AEONS
  5. RETURN TO THE ENDLESS VOID
  6. SIGN OF THE WOLF
  7. CHAOS OF INFINITY
  8. KINGDOM OF BLACK TORMENT
  9. NO PLACE TO HIDE (IN HIS KINGDOM)
  10. REFLECTIONS OF AIN SOAF
  11. TOWARDS PERDITION

Line up

  • Absu: all instruments
  • Tiamat: all instruments

Voto medio utenti

È abbastanza raro che un disco mi faccia venire mal di testa, eppure "Spit Forth From Chaos" ci è riuscito benissimo.

Del duo Celestial Bodies si sa poco (e forse è meglio così, aggiungerei), se non che è formato da membri di due band olandesi chiamate Nihill e Dead Neanderthals; cosa suonino non è specificato, ma da quello che ho intuito ascoltando il full-length mi azzarderei a dire che sono un batterista e un chitarrista/rumorista/cantante.

"Spit Forth From Chaos" è un album volutamente ricolmo di rabbia, caotico, molto old-school nella produzione, più vicino a quello che io chiamo "rumore controllato" piuttosto che a musica vera e propria. Sembra un "live-in-studio", e probabilmente lo è, con un'attitudine quasi punk che "se ne frega" di strutturare i brani in maniera convenzionale preferendo lasciarsi andare a una sorta di "flusso di coscienza" dall'impatto indiscutibile ma dal risultato, a mio avviso, scadente.

Come già anticipato, "musica" non ce n'è (non venitemi a dire che tracce come "The Final Covenant", "The Nazarene..." o "Burning Trident" lo sono perché non è vero), il cantato lascia costantemente il posto a pura recitazione/declamazione (ascoltate "Destroyer Of Aeons" o "Reflections Of Ain Soaf" e convincetemi del contrario) e quando i nostri provano a concedersi qualche minuto in più deludono comunque le aspettative ("Towards Perdition" potrebbe essere sottotitolata "Tanto Rumore Per Nulla"). "Sign Of The Wolf", traccia in cui si smorzano per un attimo i toni, suona evocativa e affascinante, ma è un caso isolato nei 38 interminabili minuti di musica (?) che compongono quest'album.

Per me è troppo, poi fate voi...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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