Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2017
Durata:75 min.
Etichetta:code666

Tracklist

  1. I (PATHWAY)
  2. II (PENANCE)
  3. III (FEAR)
  4. IV (INTERMENT)
  5. V (DEATH)
  6. VI (SIGHT)

Line up

  • Havenless: drums
  • The Watcher: vocals, guitars
  • Grungyn: bass, vocals

Voto medio utenti

I Fen si sono ritagliati uno spazio "tutto loro" all'interno della scena estrema internazionale con il loro (ardito) mix di black metal, doom, prog rock e tante altre cose. Non mi hanno mai convinto al 100% (troppo "morbidi" per considerarli metal senza "se" e senza "ma", troppo "arrabbiati" per poter piacere a chiunque) ma, nonostante abbiano avuto meno fortuna di altre realtà complessivamente affini (penso agli Opeth, indubbiamente più dotati e comunque con una "marcia in più" rispetto a tanti altri competitor), ne ho sempre apprezzato la ricerca e l'ambizione.

Questo "Winter" riparte volutamente dall'esordio "Ancient Sorrow", EP che ormai dieci anni fa indicò con chiarezza le coordinate del cammino quasi pioneristico del trio inglese. L'attacco post e ipnotico di "Pathway" sfocia al terzo minuto in un assalto diretto e roccioso di matrice prettamente metal, prima di concedersi divagazioni doom, black "tout court" e momenti più lisergici (vedi la coda). Il basso pulsante e gli arpeggi chitarristici di "Penance" vengono annientati dallo scream disperato di The Watcher e dal blast-beat di Heavenless, con alcuni echi alternative ben riconoscibili anche nella successiva "Fear", più vicina ai canoni black/death. "Internment" è un terzinato in crescendo che ha qualcosa del prog classico più accessibile, grazie anche agli interventi puliti di The Watcher, e si distingue per il finale rallentato molto suggestivo. "Death" è un brano più tradizionale, con elementi heavy e melodici che suonano sinistri e affilati; il finale ambient determina l'incipit di "Sight", inaspettatamente avvolgente e sognante, cui segue un crossfade sul lungo blast-beat conclusivo.

"Winter" è un disco "pesante" in tutti i sensi, che la band ha pensato come un'unica lunga traccia di 75 minuti, e che risulta sicuramente riuscito. Get going...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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