Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:52 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. APOCALYPTICON
  2. WORLD WAR NOW
  3. SATAN IS REAL
  4. TOTALITARIAN TERROR
  5. GODS OF VIOLENCE
  6. ARMY OF STORMS
  7. HAIL TO THE HORDES
  8. LION WITH EAGLE WINGS
  9. FALLEN BROTHER
  10. SIDE BY SIDE
  11. DEATH BECOMES MY LIGHT

Line up

  • Miland "Mille" Petrozza : guitars, vocals
  • Sami Yli-Sirniö: guitars
  • Christian "Speesy" Giesler: bass
  • Jürgen "Ventor" Reil: drums, vocals

Voto medio utenti

Questa che mi appresto a scrivere è forse una delle recensioni più semplici che mi siano capitate negli ultimi anni. Il perché è presto detto: se siete nostalgici degli anni che furono o se non sopportate le melodie che riempiono gli ultimi dischi dei Kreator, allora “Gods of violence” molto probabilmente vi farà schifo e accuserete la band di alto tradimento, quindi inutile proprio che proviate ad ascoltarlo. Se invece siete rimasti colpiti dal nuovo corso dei nostri, iniziato già ai tempi di "Violent revolution" e ultimamente affinato con “Phantom antichrist”, allora sicuramente troverete di che godere ascoltando l’ultima fatica di Mille e soci.

Potrei tranquillamente fermarmi qui, perché chi conosce la band tedesca ha perfettamente capito di cosa sto parlando. Per i neofiti o i più distratti, cercherò di spiegare meglio come stanno le cose. Sono passati ben cinque anni dall’ultima fatica in studio, il già citato “Phantom antichrist”, e devo ammettere che tutto sommato l’attesa è stata ampiamente ripagata. “Gods of violence” è un disco molto maturo, il songwriting è di altissimo livello, per non parlare di perizia tecnica e produzione. Insomma, il classico disco potente, al passo coi tempi, che ci riconsegna una band in forma strepitosa. Come già accennato, sperare in un nuovo “Pleasure to kill” sarebbe tanto utopico quanto stupido, siamo tutti a conoscenza dell’evoluzione del sound della band di Petrozza. Fortunatamente i tempi delle sperimentazioni e delle atmosfere dark sono stati abbondantemente superati, e il singer è tornato a fare quello per cui tutti noi lo amiamo, e cioè suonare thrash metal di alto livello. Ovviamente lo fa a modo suo, e sarebbe da scemi sperare il contrario. Quindi se di bordate micidiali il disco è pieno, sono altrettanto presenti melodie a volte molto accentuate (vedi il refrain centrale dell’opener “World war now”, che sinceramente ha spiazzato anche me, visto come era partita la song, o tutto l’andamento di “Satan is real”). Questa caratteristica fa ormai parte del songwriting della band da svariati anni, e forse alla fine è proprio l’elemento vincente che li differenzia da tutti gli altri colleghi.

Se Sodom e Destruction nei loro rispettivi ultimi album sono tornati marcatamente e volutamente ad un sound più antico, Petrozza continua imperterrito per la sua strada, incurante delle mode del momento e del fatto che un certo tipo di thrash più grezzo e old school vada tanto in voga oggigiorno. La violenza come detto non manca di certo, i riff sono taglientissimi, Sami Yli-Sirniö sciorina assoli di gran classe, e Ventor picchia come un dannato dietro le pelli, con tupa-tupa micidiali e bordate di doppia cassa di altri tempi. Questo per sottolineare il fatto che non stiamo certo parlando di sonorità froce alla Avenged Sevenfold, ma stiamo in ogni caso parlando di thrash metal teutonico. E a dimostrazione di ciò basterà ascoltare “Side by side”, la titletrack, che parte un po’ in sordina e poi si scatena, o “Totalitarian terror”, che vi farà sanguinare le orecchie. C’è spazio anche per qualcosa di più lento e ragionato, ne sono la prova due ottimi mid tempo come “Hail to the hordes”, un vero macigno, o “Fallen brother”. Pone il sigillo al disco “Death becomes my light”, un brano più lungo e complesso, un po’ la summa di tutto quello che potete trovare all’interno dell’album, ed esempio perfetto della perizia compositiva di Mille e soci.

Ma arriviamo alla fatidica domanda: “Gods of violence” è un bel disco o non lo è? La risposta non può che essere una: certo che lo è! Basta porsi all’ascolto senza pregiudizi e ricordandosi che siamo nel 2017 e la band è in giro da 33 anni. Non penso serva aggiungere altro…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Il vecchio e il nuovo

Un opuscolo di thrash straight-up! Dei della Violenza, ma leggermente meno ispirati a Phantom Antichrist e, mentre la loro crescente affinità per il metallo classico diluisce la salvezza adorata, esso aggiunge sicuramente una dimensione interessante al loro suono. La Great Revival of Thrash non è ancora terminata e si spera che non finisca mai.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 nov 2017 alle 01:56

band finita con reign in blood eh già famoso disco dei kreator

Inserito il 04 feb 2017 alle 21:20

band finita con reign in blood

Inserito il 28 gen 2017 alle 17:33

Sarò un vecchio di merda ma a me sto disco non lascia nulla. I riff sono il festival del riciclo, usano sempre le stesse strutture, la cattiveria è assente e la voglia di "spaccare" non pervenuta. Poi sì, gli assoli sono molto belli e dal sapore classico (Sami è una grande ma lo preferisco nei Barren Earth, dove sfoggia davvero la sua classe), il disco è registrato bene, c'è tanta bella melodia, ecc... Un 7 di stima se lo prende. Posso capire tutto, tra gli anni che passano e le sperimentazioni abbandonate per pagare le bollette (adoro Endorama) ma pur avendo amato tanto Violent Revolution, tutto quello venuto dopo -che pure ho comprato- mi sa di "comodo" e ripetitivo fino alla saturazione. Non è thrash come lo intendo io, non "scuote". E poi che cazzo sono queste atmosfere à la Fleshgod Apocalypse? Cazzo aggiungono, novità? Qualcuno dirà "e ascoltati qualcos'altro, non ci scassare o'cazz che annoi i Kreator piacciono così". Ed è proprio quello che farò. Come anticipato, sono proprio vecchio. P.s. Sempre bravo Rob, stavolta (come raramente accade) però non concordiamo :) Ciao Frank, concordo al 100% con te. Ormai sono come i Metallica, ma al contrario: se i primi vengono denigrati a prescindere, questi vengono osannati a prescindere...stesse strutture, stessa modalità di costruzione, song intercambiabili da un album con l'altro...senza dimenticare che Mille ha dichiarato più volte che suona sto genere per sbarcare il lunario, quando invece viene dipinto come un defendere del thrash ahahahah :-D e questo manierismo si sente TUTTO!!!!! Un disco molto plasticoso, ma ormai è cosi...osannatelo pure, contento per chi riesce ad accontentarsi, io passo a sto giro!

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