Diablerie - The Catalyst vol. 1: Control

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:48 min.
Etichetta:Primitive Reaction

Tracklist

  1. HEXORDIUM: THE FINAL REALISATION
  2. SELVES
  3. RABID (DOGS OF CHURCH AND STATE)
  4. WEAR MY CROWN
  5. ODIUM GENERIS HUMANI
  6. YOU STOP YOU DIE
  7. GREY
  8. THIS DRASTIC CLIQUE
  9. OSIRIS
  10. I AM THE CATALYST

Line up

  • Henri Villberg: drum programming, keyboards, vocals
  • Kimmo Tukiainen: guitars
  • Tomi Ullgrén: guitars

Voto medio utenti

Tra l'esordio discografico "Seraphyde" del 2001 ed il nuovo lavoro "The Catalyst vol. 1: Control" sono trascorsi ben 16 anni durante i quali Henri Villberg, leader dei finlandesi Diablerie, ha avuto tempo di sciogliere il gruppo nel 2003, riformarlo nel 2005 e dare alle stampe due EP prima di firmare con la Primitive Reaction, etichetta che licenzia il come back discografico.
Sedici anni dunque, un tempo lunghissimo, soprattutto se rapportato ai meccanismi del moderno music business che "brucia" gruppi e generi meglio di un forno crematorio.
Nonostante tutto, però, i Diablerie hanno mantenuto intatta la loro personalità e la loro concezione di musica che prevede una miscela di Industrial, Elettronica e Death Metal sulla scia di band quali Fear Factory, The Kovenant, Anaal Nathrakh e Sybreed, per un suono certamente estremo, ma anche aperto ad inflessioni melodiche e, per certi aspetti, sinfoniche che rendono il tutto molto più digeribile e di sicuro appeal.
I Diablerie si dimostrano molto abili nello scrivere sia brani abrasivi e violenti, sia nel creare atmosfere cibernetiche, riuscendo, con grande maestria, a coagulare i due aspetti senza mai dare l'impressione di trovarsi al cospetto di forzature o di elementi che sono appiccicati a forza, ma veicolando tutto nel solco di una musica che scorre via in maniera fluida e, nonostante le evidenti influenze, in modo personale.
Certamente questa commistione di musica estrema e musica elettronica non è una novità, ma è altrettanto vero che i finlandesi questo genere hanno contribuito a forgiarlo e, nonostante la loro lunga assenza dalle scene, si dimostrano ancora in grado di scrivere buonissima musica come accade in pezzi quali l'irresistibile "Wear My Crown" (elettronica da sballo!) o la scheggia impazzita "Rabid (Dogs of Church and State)" ed in generale in tutte le composizioni di un disco che, sono sicuro, piacerà tanto agli amanti dell'Industrial Metal degli anni '90 quanto ai seguaci di queste sonorità aggiornate agli anni 2000, cosa, questa, tutt'altro che scontata o semplice da realizzare.
L'ovvia conclusione di quanto detto è sempre la stessa: quando si crede davvero in quello che si fa, e si hanno le capacità per farlo, i risultati non possono che essere buoni.
E i Diablerie hanno sia capacità che convinzione.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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