Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:38 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. LIGHTBORN
  2. GOLDEN CHILD
  3. FACE TO FACE
  4. A BOY IN CHAINS
  5. LORDS OF SILENCE
  6. EVERY GREAT MAN’S GHOST
  7. THE LAST AGAINST THE WOLVES
  8. TEMPESTA

Line up

  • David Scott McBee: vocals
  • Carlo Dini: guitars, bass, keyboards
  • Marco Caiterzi: guitars
  • Periklis Roussis: drums

Voto medio utenti

I Black Yet Full Of Stars sono una band dal grande potenziale, su questo non ho dubbi. Il loro symphonic metal è davvero ben arrangiato (le orchestrazioni, sempre in evidenza, sono incredibilmente realistiche e per nulla "plasticose") e, nonostante i chiari riferimenti ai Rage dell'era Smolski o al riffing di Michael Romeo, risulta complessivamente originale nel suo approccio "diversamente progressivo" alle parti (comunque ancora fortemente ancorate alla forma canzone, come dimostrato dalla durata piuttosto esigua dell'album).

Cosa manca alla band per fare "il botto"? A mio avviso delle linee vocali più incisive, un po' il "tallone d'Achille" dell'intero lavoro nonostante la buona prestazione dell'americano David Scott McBee (alle mie orecchie una versione "ruvida" di Mark Boals).

Il (breve) full-length si apre con la veloce "Lightborn", a cavallo tra Symphony X e power-prog di scuola italiana (Labyrinth, Vision Divine). "Golden Child" è ancora più sintetica nei suoi tre minuti e mezzo, e rimarca le influenze dei Rage di inizio millennio. In "Face To Face" è un ostinato pianistico alla Pain Of Salvation delle origini a dare il via a un'altra bordata heavy da manuale, mentre in "A Boy In Chains" vengono privilegiati i tratti teatrali/melodrammatici della proposta. "Lords Of Silence" mi è parsa più caotica, nonostante gli arrangiamenti "nordici" di palese ispirazione estrema, mentre la riuscita "Every Great Man's Ghost" mette a sistema strofe volutamente "scariche", ritornelli tirati, atmosfere epiche e apocalittiche e break strumentali progressivissimi. "The Last Against The Wolves" trova un punto d'incontro tra Italia, Germania e America nel songwriting e prelude alla conclusiva "Tempesta", tutto sommato in linea con quanto sentito finora ma più dilatata nella fasi orchestrali.

Un buon inizio, non c'è che dire. Ora la priorità è concentrarsi sulle linee vocali dei nuovi brani e dare velocemente un seguito a questo "Black Yet Full Of Stars".
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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