Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:38 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. BEYOND NOTHINGNESS
  2. THE RAPE OF EUROPA II
  3. PLAGUE
  4. YERSINIA PESTIS
  5. KINGDOMS IN DECAY
  6. THE GREAT MORTALITY
  7. FLAGELLATION FOR ATONEMENT
  8. WEEPING BUBOES
  9. BODIES PILED
  10. DENOUEMENT

Line up

  • Goatcraft: keyboards

Voto medio utenti

“Sono inciampato” nel progetto Goatcraft una paio di anni fa all’uscita di “The Blasphemer”, curioso concept album incentrato sull’arte e sugli scritti del poeta inglese William Blake. Album interamente strumentale, da un lato mi stupì per la particolarità della proposta musicale (brani medio/lunghi non particolarmente complessi per pianoforte solo dalle timbriche volutamente “digitali” ed enfatiche), dall’altro mi annoiò un po’ per l’eccessiva durata dell’opera (ascoltare un’ora di melodie e arpeggi suonati da uno che un fenomeno non è, alla lunga può stufare).

Il qui presente “Yersinia Pestis” (il titolo si riferisce al bacillo portatore della “peste nera”, tanto per stare allegri) sviluppa ulteriormente il sound del suo predecessore, integrando alcuni elementi (soprattutto ambient ed elettronici) originariamente appena accennati e riducendo (fortunatamente) la durata complessiva del full-length.

Le atmosfere cupe, apocalittiche e ipnotiche di “Beyond Nothingness” preludono alle armonie enigmatiche di “The Rape Of Europa II”, mentre il terzinato dalle tinte wagneriane “Plague” spicca per i passaggi (a tratti) virtuosistici. “Yersinia Pestis” è sicuramente il brano più intricato del lotto e fa da contraltare a "Kingdoms In Decay” più cadenzata e ostinata. A partire da “The Great Mortality”/”Flagellation For Atonement” il pianoforte comincia ad avere un ruolo quasi secondario, per lasciare spazio a timbriche più eteree. “Weeping Buboes” è una traccia più rapsodica, quasi un’improvvisazione, e anticipa i due brani più marcatamente ambient del disco: “Bodies Piled” ha qualcosa della musica da film mentre “Denoument” è incentrata sull’utilizzo di loop e arpeggiatori nella miglior tradizione elettronica.

Non è facile dare un voto a un disco di questo tipo, per cui mi limiterò a scrivere un “politicissimo” 7. Se vi capita tra le mani, il mio consiglio è di dargli comunque una chance.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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