Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:31 min.
Etichetta:Rootbag

Tracklist

  1. CAN’T BREATHE (TURKEY NECK)
  2. BETTER BELIEVE
  3. SO GOOD
  4. STEVIE
  5. LOSE CONTROL
  6. THRU YOU
  7. ROYAL STINK
  8. SHE GOT DA MOVES
  9. BAJ (OH YEAH)

Line up

  • Jim Jones: vocals, guitar
  • Graeme Flynn: vocals, bass
  • David Axford: drums

Voto medio utenti

Qualche anno fa ero riuscito ad assistere ad una esibizione dei Black Moses in Italia, in occasione del tour effettuato con i Gorilla all’indomani della pubblicazione del debutto “Emperor deb”. Fu un concerto ad altissima gradazione rock, vitale, elettrico, ruspante ed istintivo ma altrettanto professionale, non vanno infatti dimenticati i trascorsi di Jones nei Thee Hypnotics e di Flynn nei Penthouse che ne hanno fatto una coppia di grande esperienza. Purtroppo, come troppo spesso accade nel nostro paese, la band si esibì di fronte ad uno sparuto manipolo di appassionati, senza peraltro lesinare nell’impegno e nell’energia.
Ora il trio di Aylesbury sta per tornare in Italia per alcune date e le mie speranze sono per un’accoglienza migliore e ben più calorosa di allora. Speranze che si basano sull’indiscusso successo di critica del loro nuovo album “Royal stink”, uscito già da un bel po’di tempo e finalmente giunto anche al sottoscritto dopo varie e complicate vicissitudini.
Come spesso capita in ambito musicale, il secondo capitolo dei Black Moses conferma, definendole meglio, le caratteristiche messe in mostra nell’esplosivo esordio. Produzione più curata, suoni definiti alla perfezione, arrangiamenti scintillanti, un sound meno granuloso di prima pur mantenendo inalterata l’atmosfera da presa diretta, la sensazione quasi live che il trio britannico ribadisce con forza facendo di questo lavoro la naturale prosecuzione del discorso cominciato nel 2001.
Heavy garage-rock, acid rock’n’roll, si possono coniare definizioni di varia specie per descrivere lo stile dei Black Moses, ma la vera essenza di ciò che propongono è meravigliosamente semplice: scariche di adrenalina, fiammate di potenza, chitarre ruggenti, trascinanti melodie ed un micidiale groove torrido ed appiccicoso.
La partenza dell’album è entusiasmante, l’accoppiata “I can’t breath / Better believe” pompa il sangue nelle vene, la forza impetuosa del rock stradaiolo alla nitroglicerina ed il profumo primi-’70 di una sporca armonica bluesy ci fanno sentire, dietro la sottile patina vintage, la fisicità solare alla quale il vero rock non ha mai potuto rinunciare, qui elevata ad altissima potenza.
L’album si sviluppa interamente in tale direzione, regalando vibrazioni mutevoli e fantasiose: dal chitarrismo ribelle e quasi punkeggiante di “So good” e “Thru you” ai maturi accenti melodici acid-pop della conturbante “Stevie”, dalla fangosa lentezza in “Lose control” alla svelta energia muscolare nella title-track, sono davvero numerose le dimostrazioni che i Black Moses non hanno perso lo smalto dell’esordio, confermandosi una delle formazioni più interessanti e piacevoli in campo heavy rock, al di fuori delle mode e dei lustrini.
Unica nota negativa la brevità del lavoro, ovviamente in rapporto ai mattoni indigesti ai quali ci siamo ormai sottomessi e che alcuni giudicano positivamente in base al minutaggio, anziché alla qualità.
Caldo ed appassionante, maschio e brillante, questo è un disco di quel tipo di rock che, come diciamo da tempo, “non muore mai!”.

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