Copertina 8

Info

Anno di uscita:2016
Durata:48 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. DISC 1 :INTO THE NIGHT
  2. WELCOME TO MY HOME
  3. EARTH’S CHILD (I AM YOUR SON)
  4. RIDER
  5. DEAD MAN WALKING
  6. STRANGEST DAY
  7. THE DANCE
  8. WHERE WERE YOU?
  9. THE BOOK
  10. EVERYBODY WANTS TO GO THERE
  11. CALIFORNIA AIR
  12. DISC 2: EYES OF THE WORLD
  13. ALL NIGHT LONG
  14. LOST IN HOLLYWOOD
  15. SINCE YOU'VE BEEN GONE
  16. NIGHT GAMES
  17. S.O.S.
  18. ASSAULT ATTACK
  19. DANCER
  20. DESERT SONG
  21. ISLAND IN THE SUN
  22. HIROSHIMA MON AMOUR
  23. GOD BLESSED VIDEO
  24. WILL YOU BE HOME TONIGHT
  25. WITCHWOOD
  26. STAND IN LINE
  27. HERE COMES THE NIGHT (DOWN WITHOUT A FIGHT)

Line up

  • Graham Bonnet: vocals
  • Conrad Pesinato: guitars
  • Beth-Ami Heavenstone: bass
  • Mark Zonder: drums

Voto medio utenti

Non c’è ombra di dubbio nel dire che la tecnologia ha completamente rivoluzionato le nostre modalità di fruizione della musica. Ricordo ancora le serate (e le nottate) passate beatamente steso su di una specie di sdraio casalinga davanti al mio vetusto impianto stereo, cuffie in testa e 33 giri (o cassetta) in ascolto. Ai miei tempi i dischi si ascoltavano quasi sempre per intero perché saltare le canzoni era una rottura ma soprattutto perché ne potevo comprare 1 o 2 al massimo e li dovevo consumare per bene e in religiosa adorazione. Poi sono arrivati i cd che permettevano agevoli balzi da una traccia all’altra, anche se essendo supporti fisici il saltello selvaggio era limitato sempre e solo all’album nel lettore.
Oggi siamo in piena Skip Generation. Possiamo letteralmente portare con noi la nostra intera collezione e ascoltare tutto in modo puramente casuale, zompettando allegramente tra giga e giga di musica e skippando come dei forsennati quando la canzone appena partita non è di nostro gradimento. Ammetto candidamente di non ascoltare spesso interi album dall’inizio alla fine come in gioventù, un po’ per mancanza di tempo un po’ perché tutto sommato mi piace poter avere a portata di mano delle enormi playlist multipiano.

Ebbene, questo “The Book” di Graham Bonnet è stato capace di riportarmi indietro nel tempo, inchiodandomi per più di un’ora e mezza davanti al pc per poterlo godere tutto d’un fiato, rigorosamente in cuffia. Questo vecchietto qui, a quasi 69 anni, sembra avere la stessa passione di quando era nel fiore degli anni e ci regala un disco capace di relegare a mere comparsate i tantissimi gruppi contemporanei e non che invece hanno perso (o non hanno mai avuto) il cosiddetto fuoco dentro. Ovviamente la sua enorme carriera gioca un ruolo fondamentale, ma come ben sappiamo non sempre fuori dalle navi madre i singoli elementi riescono a ottenere risultati degni di nota. La permanenza in mostri sacri come Rainbow, MSG e Alcatraz più altre svariate collaborazioni (Vai e Impellitteri) non potevano non pesare nel songwriting di “The Book” e difatti possiamo trovare richiami da tutto il passato di Bonnet che però è riuscito a dare un’anima alla sua creatura e non a rubare frammenti da altre per poi creare un inutile collage.
Per fare questo si è avvalso dell’opera di un certo Mark Zonder alla batteria (Warlord e Fates Warning), di Jimmy Waldo alle tastiere (Alcatraz), del chitarrista Conrado Pesinato e della bassista Beth-Ami Heavenstone. Inutile dire che siamo di fronte a un disco che prende spunto dall’hard’n’heavy degli anni 80, quasi sempre ispiratissimo e con pochissimi cali di tensione anche dopo svariati ascolti. La voce è ancora splendida, magari ha perso un po’ in potenza e pulizia ma ne ha guadagnato tanto in espressività, dando un tocco ancora più magico alle canzoni. E il bello è che alla fine del disco possiamo andare ancora avanti, perché c’è una graditissima sorpresa.

“The Book” è un doppio album in cui il secondo disco è un insieme di sedici cover delle passate band di Bonnet in cui possiamo trovare svariati capolavori, da “Since You’ve Been Gone” a “Hiroshima Mon Amour” tanto per citarne un paio. Tutte sono semplicemente reinterpretate senza stravolgere nulla dell’originale semplicemente perché non hanno nulla da toccare. Un regalo enorme, considerando il già alto valore degli undici inediti.

Dopo i Pretty Maids e Kee Marcello un altro signore del rock torna alla grande a calcare le scene e lo fa in maniera impeccabile come soltanto i grandi sanno fare, conquistando da subito il palcoscenico e lasciando agli altri solo le briciole. Segno che chi sa fare musica non dimentica mai.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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