Copertina 5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:37 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SPARTA
  2. LAST DYING BREATH
  3. BLOOD OF BANNOCKBURN
  4. DIARY OF AN UNKNOWN SOLDIER
  5. THE LOST BATTALION
  6. RORKE'S DRIFT
  7. THE LAST STAND
  8. HILL 3234
  9. SHIROYAMA
  10. WINGED HUSSARS
  11. THE LAST BATTLE

Line up

  • Pär Sundström: bass
  • Joakim Brodén: vocals
  • Thobbe Englund: guitars
  • Chris Rörland: guitars
  • Hannes Van Dahl: drums

Voto medio utenti

Lo ammetto, per un periodo (breve, ok) ho pensato di essere troppo vecchio per il metal.

Per il metal attuale, s’intende, non sia mai che io rinneghi la musica che mi ha cresciuto culturalmente e come uomo, mica mi chiamo Mille Petrozza o Alex Hellid che prima sputano su quello che hanno fatto prima del disco della “maturazione” e poi, visti gli scarsi risultati commerciali, tornano come novelli innamoratini al vecchio genere musicale che li ha lanciati, thrash o death che sia, accantonando tutto d’un tratto ogni velleità artistica… ma questa è un’altra storia.

Torniamo alla mia vecchiaia. I Sabaton sono uno dei gruppi di maggior successo degli ultimi anni e puntualmente, come ogni band di successo degli ultimi anni, non mi spiego il loro clamore, non capisco perché, li trovo incredibilmente sopravvalutati e vedere schiere di persone che li esaltano mi hanno fatto pensare per un secondo, lo ammetto, di non capirci letteralmente più un c***o.

E in questo caso, ancor più grave, si tratta di power/classic metal, il mio genere preferito insieme al death metal: non stiamo parlando di Avenged Sevenfold o Ghost, che per inciso detesto, ma perlomeno suonano generi più distanti da me e che quindi, in generale, suscitano emozioni più misurate anche dalle formazioni storiche, no qui parliamo proprio di power, di classic, parliamo del fatto che i Sonata Arctica fanno dischi di cacca da più di 10 anni e fuori dall’Alcatraz c’è la fila nel primo pomeriggio per vederli, una cosa inaudita, ai tempi di “Silence” andava bene se c’erano 50 sfigati alle dieci di sera.

Allora sì, è evidente, mi sono rincretinito, non ci capisco più nulla, il metal è andato in una direzione e io nell’altra, opposta, poiché sono stato troppo tonto per capire. Questo ho pensato per un secondo.

PER UN SECONDO.
Invece no, siete voi i rincojoniti. Fermo restando che si parla di musica e quindi ognuno è libero di ascoltarsi pure Fedez o andiamo a comandare, per carità, ma spacciare i Sabaton per un gran gruppo, beh non ci sto, a costo di rimanere da solo a dirlo.

The Last Stand” è l’ennesimo disco inutile (per noi, per loro utilissimo visto quanto vendono) della loro discografia, anzi è uno dei peggiori, almeno con “Primo Victoria” e fino a “Coat of Arms” qualcosa si salvava, niente per cui strapparsi i capelli ma qualche buona melodia c’era, seppur senza alcun guizzo o soluzione davvero entusiasmante. Qui, com’è naturale che sia man mano che si va avanti negli anni, si procede nella mediocrità più assoluta, dei pezzi assolutamente senza tiro, un disco MOSCIO, fonfo, che per un disco che vorrebbe suonare heavy metal penso sia l’offesa più pesante che ci possa essere.

A corollario del vocione catatonico di Broden, ed assoli a parte che normalmente si salvano, ci sono linee vocali che non funzionano, una pomposità pacchiana che non solo non fa decollare ma affossa ogni brano, poi vabbè ci sono anche pezzi come “Blood of Bannockburn” che non si salverebbero nemmeno se li arrangiasse Toni Iommi o Hetfield dei tempi d’oro.

Di che parliamo?
L’ultima immagine che ho dei Sabaton è del Sonisphere di luglio scorso, quando da trionfatori venivano idoltratrati da un pubblico festante, molto, MOLTO più che Anthrax o Saxon
Ma di che stiamo parlando?

Un metal plasticoso, scenico, inoffensivo, fatto di video, di social networks, di likes invece che di riffs. Per di più con un look da coatti, fatti di pantaloni mimetici per non parlare della capigliatura di Broden.
E sapere che pure Tommy Johansson, mio amato compositore e chitarrista in Golden Resurrection e ReinXeed, s'è piegato al dio denaro entrando nella lineup...che tristezza.

Qui siamo alla deriva, allo sbando completo. Ed io a bordo di questo carrozzone non salgo, fossi anche l’ultimo della Terra a sostenerlo.

Ridatemi il metal che c’era fino a 15 anni fa.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 02 nov 2016 alle 10:54

Però per me il punto del discorso è un mercato orientato dagli ascoltatori, e non viceversa, come ora. Ehhhhhh magari. Purtroppo però il "metallaro medio" (con ciò intendendo l'ascoltatore medio di metal) è più fossilizzato sui soliti 4 nomi in croce di chi ascolta il poppettino più modaiolo (che cambia ogni 6 mesi i suoi gusti). ZERO voglia di scoprire l'underground, ZERO voglia di fare fatica e cercare dove ci sono ancora bellissime realtà.

Inserito il 01 nov 2016 alle 22:03

Grazie a te! E' vero, lo ribadisco, pensare che il metal (quantomeno europeo) sia in mano a gruppi tipo Sabaton (o Dragonforce, ad esempio, espressione lampante di come il power sia sempre stato un genere perennemente in bilico tra genialità e ridicolo) mette molta malinconia, specie per chi, come me (e te, presumo) ha assistito alla massima espressione, nei tardi '80, di questo genere. Ciò detto, il problema è che il metal, come autentico fenomeno musicale ha espresso se stesso molto tempo addietro. Quello che resta, oggi, è l'attitude fasulla e posticcia di formazioni messe insieme tipo boy-bands per incarnare un particolare stereotipo della vastissima provincia metal. Per me i Sabaton hanno lo stesso senso, musicalmente parlando, di buona parte delle band di symphonic metal (europee). Però lo spettacolo è assicurato! E dal momento che per tenere la baracca insieme è necessario portare a spasso il circo, emergono, "naturalmente" solo compagini di questa consistenza. In Europa, per quanto vedo, la qualità del power metal è affidata ai Blind Guardian, ad esempio, che non ha nulla dell'appeal cialtronesco dei Sabaton. Come si torna ad una qualità decente delle proposte? Comprando i dischi, e non collezionando mp3. Mi rendo conto che ho straparlato. :D Però per me il punto del discorso è un mercato orientato dagli ascoltatori, e non viceversa, come ora. Un saluto!

Inserito il 31 ott 2016 alle 17:39

assolutamente si naoto, concordo con una parte della tua civilissima e sacrosanta critica. lo spettacolo deve esserci e non ci piove, in quello i sabaton sono assai scaltri e senza dubbio intrattengono la platea. i kiss d'altronde, tanto per fare un nome celebre, sono maestri in questo...solo che, pur non piacendomi, i kiss oltre lo spettacolo hanno la sostanza, e parecchia. i sabaton, A MIO AVVISO, di sostanza ne hanno ben poca a livello musicale, sono degli onesti musicanti che (e qui entra in gioco la mia critica dei brani/album da loro scritti) si barcamenano in brani mosci di potenza, molto pomposi in superficie con arrangiamenti pacchiani, con un cantante deboluccio, molto ripetitivi, e senza una produzione molto ricca emergono, sempre secondo me ovviamente, tutti i loro limiti. Più di questo, dopo tutti questi album ed anni di carriera, secondo me c'è ben poco altro da dire, i loro limiti son questi: se uno ci passa sopra, o addirittura proprio non li riscontra, beh che dire, buon divertimento al prossimo sonisphere. Io anche c'ero e sinceramente mi stupivo come la gente potesse divertirsi con brani così deboli, sempliciotti e mosci. in ogni caso grazie per la replica!

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