Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2005
Durata:15 min.
Etichetta:Bunkker

Tracklist

  1. ...OF THE THINGS THAT HAVE YET TO COME
  2. HOME
  3. BLIND

Line up

  • Mirko Nosari: vocals, guitars
  • Andrea Martongelli: guitars
  • Lucio Piccoli: bass
  • Giulio Bogoni: keyboards
  • Marco Piran: drums

Voto medio utenti

I Fear Of Fours sono una nuova band italiana, formatasi nel 2004 dall’incontro di varie personalità della scena italiana, tra cui Mirko Nosari dei Mothercare. Questo “Never Heaven” è un demo di tre tracce che per certi versi risulta spiazzante, data l’imprecisione con cui fornisce coordinate circa la proposta che contiene. La band si autodefinisce melodic death metal con influenze progressive, il che spiazza ancor di più, perché uno s’aspetterebbe roba tipo Opeth, per citare un nome, ma poi già dall’iniziale opener, “…Of The Things That Have Yet To Come”, si capisce che la band andrà a parare da tutt’altra parte. Il pezzo ha un’introduzione atmosferica che prelude all’entrata, dura, delle chitarre le quali, pur tuttavia, non sono settate su “mode on - death metal”, e la conferma ci arriva dall’attacco vocale di Mirko, voce pulita su tappeto di tastiere e chitarre simil-acustiche. Non posso non rimarcare l’espressività e la bellezza della voce di Mirko, davvero notevole. Tuttavia il pezzo poi progressivamente s’incattivisce fino all’entrata in gioco di growl vocals, a cura di Gianmaria Carneri degli Aneurysm, supportate da un riffing e da una sezione ritmica quadrati e potenti. Il pezzo va a chiudere così come era iniziato, cioè col sottofondo di pioggia e tuoni.
La successiva “Home” è pure poesia, fatta di voce e chitarra acustica, per toni soffusi e dilatati.
La conclusiva “Blind” sta a metà tra le prime due, nel senso che contiene una piacevole alternanza di parti dure e altre melodiche, giocate sulla dicotomia tra clean e growl vocals, le quali si esaltano a vicenda.
Siamo di fonte ad una band che ha sicuramente molto da dire, con buone idee le quali, seppur espresse in maniera abbastanza atipica, sono efficaci nella loro struttura mai complessa, piuttosto lineare quanto emozionale.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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