Copertina 5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:40 min.
Etichetta:Underground Symphony

Tracklist

  1. EVERYTHING’S GONE
  2. DEAD HEART
  3. FLYING MUSIC (INSTRUMENTAL)
  4. THESE WINGS
  5. THOUGHTS & REGRETS
  6. RIVER OF THE TEMPLE (INSTRUMENTAL)
  7. RISING
  8. FORBIDDEN WAYS
  9. SAILORS FROM THE CRYING PLANET
  10. FROM THE PYRAMID RISES THE FLYING SPIRIT OF THE PHARAOH (INSTRUMENTAL)

Line up

  • Bob Saliba: guitars, vocals
  • Pascal Garell: bass
  • Olivier Tijoux: drums
  • Franck Capera: keyboards
  • François Albaranes: piano

Voto medio utenti

Bob Oliver Lee è un musicista francese sulla scena ormai da parecchio tempo. Innumerevoli sono i suoi progetti più vicini al metal tradizionale (Galderia, Stonecast, Debackliner, Ninmah, per non parlare della sua collaborazione con John Macaluso degli Ark).

A distanza di ben sette anni, l'artista ha pensato di dare un seguito a "Between Time And Space" con un disco che mostra il lato più intimo e acustico della sua musica.

Le note di copertina di "Flying Music" parlano di prog rock con influenze che vanno dagli Yes ai Jethro Tull, passando per gli Ayreon: sarà vero? Dopo ripetuti ascolti sono giunto alla conclusione che si tratta di una mezza verità. La scrittura di Lee, semplice e indubbiamente derivativa, del prog rock ha ben poco (a cominciare dagli arrangiamenti ridotti all'osso), e anche se in alcuni frangenti sentiamo echi di Steve Howe e Ian Anderson, sono le sonorità pop alla Dave Matthews, Eddie Vedder, Tracy Chapman o Crash Test Dummies a prevalere.

"Everything's Gone" (molto simile alla ballad degli ELP "From The Beginning") non brilla certo per originalità o per inventiva, così come non si può dire che il buon Bob sia un grande interprete. La lunga e insipida "Dead Heart" soffre di un solismo eccessivo (vizio duro a morire nei metallari purosangue) e lo strumentale dalle tinte folk "Flying Music" nulla aggiunge a quanto già elaborato dagli Yes più di quarant'anni fa. "These Wings", introdotta dal pianoforte, non risulta particolarmente incisiva, così come la successiva "Thoughts & Regrets", caratterizzata comunque da un buon incipit dal gusto etereo. "River Of The Temple" plagia in maniera poco elegante "Thick As A Brick" dei Jethro Tull e prelude a "Rising", più vicina a certe cose dei Blackmore's Night o di Mike Oldfield. La breve coda strumentale chitarristica di "From The Pyramid..." chiude un disco di cui, probabilmente, a breve non sentiremo già più la mancanza.

Bob mi raccomando, riaggiorniamoci non prima di altri sette/otto anni...
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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