Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:44 min.
Etichetta:Scarlet Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OUT OF GEAR
  2. MAD FALL
  3. SO NOW…
  4. SAIL
  5. THE CITY’S BURNING SILENCE
  6. SILENCE
  7. I’M A FAKE
  8. GO
  9. COULD YOU BID ME FAREWELL
  10. PRAYERS ON FIRE
  11. WITNESS

Line up

  • Claudio Coassin: vocals
  • Ivan Odorico: guitars
  • Cristian Tavano: guitars
  • Ivo Boscariol: bass
  • Enrico Fabris: drums

Voto medio utenti

Nell'affrontare l'esordio dei Fake Idols, non avevo idea se questo gruppo nato dalle ceneri dei Raintime, avrebbe avuto un futuro, o - anche perché composta da diversi "ex" - si sarebbe limitato a un'uscita estemporanea.
Eccoli invece, a breve distanza da "Fake Idols", con il loro secondo album: "Witness" da poco uscito per Scarlet Records, e soprattutto con una formazione che si è rivelata solida e stabile.

Bene, dopo l'"effetto sorpresa" spazio all'"effetto conferma", infatti, "Witness" riparte da dove li avevamo lasciati dopo il loro esordio, quel sound moderno e accattivante e brani adrenalinici e d'impatto, costruito su robusti presupposti Hard Rock, cui prendono parte anche due special guest, il sempre più bravo Davide "Damna" Moras, cantante degli Elvenking e Hell In The Club, e soprattutto una vera leggenda come Phil Campbell, che presta la sua chitarra su "Mad Fall", dove i Fake Idols si spingono quasi ai limiti del Thrash Metal, con una accelerazione che spicca ancor di più perché piazzata tra due brani rockeggianti come l'atletica opener "Out of Gear" e la viscerale "So Now…". Una terna in grado di metterti spalle al muro, con un impatto un po' smorzato da "Sail", che pure partirebbe su delle belle pulsazioni ritmiche ma poi non riesce realmente a esplodere, risultando vagamente incompiuta. Di tutt'altro tenore la scattante "The City’s Burning", arricchita dalla presenza di Moras, seguita dal breve strumentale ("Silence") e quindi da una "I'm a Fake", affrontata con il giusto piglio da tutti e cinque i – bravi - musicisti, e poi ci ritroviamo di fronte ad una cover, con i Fake Idols che a sorpresa puntano sui Chemical Brothers (sull'esordio era toccato ai The Cardigans) e sulla loro "Go", che non smarrisce del tutto l'anima elettronica del duo inglese, ma ingloba un approccio ruvido e hardeggiante. Non proprio l'episodio vincente del disco, ruolo per il qualche concorrono invece la successiva "Could You Bid Me Farewell", una vera scorribanda in territori Hard & Heavy e la conclusiva e inquieta titletrack, che si stacca completamente dal mood del disco cui da titolo. Una canzone meno diretta e muscolare degli altri episodi (più vicini a band come Pretty Maids, Hinder, Hardcore Superstar o ai già citati Hell In The Club) e fortemente articolata, concettuale direi, dato che suscita la sensazione di muoversi attraverso un inquieto campo di battaglia.

I'm a fake?
No. Complimenti.




I was born to review
Hear me while I write... none shall hear a lie
Report and interview are taken by the will
By divine right hail and write
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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